L’Italia è stata nuovamente richiamata dalla Commissione UE per gli impianti fognari non a norma. Il rischio è di una nuova sanzione e per la salute dei cittadini.
In Italia sono ancora migliaia gli impianti fognari e di depurazione che non rispettano la normativa UE, determinando così un alto rischio per l’ambiente e per la salute dei cittadini.
Queste le notizie che giungono da Bruxelles e dalla Commissione europea che da tempo osserva la situazione ambientale italiana continuando a sottolinearne le criticità.
Oltre agli alti rischi per l’ambiente e la salute dei cittadini, la situazione della rete fognaria italiana potrebbe portare nuovamente il nostro Paese davanti alla Corte di giustizia europea determinando ingenti sanzioni per il 2017.
Impianti fognari non a norma: l’Italia rischia nuove sanzioni dall’UE
In tutta Italia sono oltre mille gli impianti fognari e di depurazione che non rispettano la normativa UE in materia.
La situazione, segnalata nuovamente dalla Commissione europea, rischia di essere molto rischiosa per la salute dei cittadini e dell’ambiente.
Non è tutto. La situazione della rete fognaria italiana rischia di determinare anche delle sanzioni per il 2017, facendo comparire nuovamente l’Italia davanti alla Corte di giustizia europea.
Non è una novità per l’Italia essere sanzionata per questioni di tipo ambientale. Risale, infatti, al 2004 la prima procedura d’infrazione che riguardava gli impianti di raccolta e trattamento delle acque di fogna di oltre 80 località italiane.
La procedura si è conclusa nel 2012 con una sentenza di condanna della Corte di giustizia europea. Lo scorso 8 dicembre, poi, la Commissione europea ha nuovamente rimesso a giudizio della Corte europea il caso italiano, accusando il nostro paese di non aver rispettato la sentenza del 2012 sulle acque reflue e chiedendo, dunque, l’applicazione di una doppia sanzione.
Cifre milionarie quelle richieste: la doppia sanzione, infatti, prevede il pagamento forfettario di 62,7 milioni di euro, a cui va aggiunta una somma di 347 mila euro per ogni giorno di ritardo nell’adeguamento degli impianti.
La normativa europea vigente in materia di impianti fognari è stata varata nel 1991 e stabilisce che gli Stati membri si debbano assicurare che le proprie città, centri urbani e altri insediamenti trattino in modo appropriato le acque reflue urbane.
L’Italia, dunque, è in ritardo di 25 anni rispetto alla normativa vigente ed ora la Commissione europea ha deciso di intraprendere nuove procedure sanzionatorie, visto che molte delle nostre piccole e grandi città (alcune anche località turistiche) in tutti questi anni non hanno realizzato impianti fognari con infrastrutture che garantiscano le condizioni igienico-sanitarie richieste dalle normative europee.
Dalla condanna del 2014 ad oggi la questione relativa alle reti fognarie ha avuto un costo di 140 milioni di euro, riuscendo in questo modo a dimezzare il numero di impianti non a norma.
Ma oltre alle spese già sostenute, il rischio è quello di doverne sostenere altre qualora l’allarme lanciato da Bruxelles sfociasse in una nuova sanzione per l’Italia.
Impianti fognari: le zone non a norma e i rischi per la salute
Secondo l’allarme lanciato dall’Unione Europea, gli impianti non a norma si concentrano principalmente nelle regioni della Campania, della Lombardia, della Sicilia e della Calabria che costituiscono i due terzi dei siti non a norma.
Ma la situazione potrebbe essere ben più grave, visto che molte regioni italiane (quali ad esempio il Molise) scaricano le proprie acque reflue nelle regioni confinanti.
Il rischio per la salute dei cittadini è alto perché le acque reflue non trattate possono essere contaminate da virus e batteri di vario tipo che possono creare problemi per la salute pubblica dei cittadini.
I danni, inoltre, sono anche di tipo ambientale visto che le acque reflue contengono sostanze come azoto e fosforo che possono inquinare le acque dolci e le falde marine, determinando in questo secondo caso la crescita incontrollata di alghe che potrebbero soffocare la fauna marina.
La questione, dunque, non è solamente economica, ma anche di sicurezza sanitaria e ambientale. E se l’Italia vuole evitare nuovi disastri ambientali e sanzioni, dovrà fare i conti con la messa a norma degli impianti fognari sul proprio territorio.
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