Conti pubblici? L’Italia è messa peggio della Grecia. L’impietosa analisi di Die Welt ha dipinto uno scenario di sfiducia e pessimismo.
L’Italia e la sua situazione economica tornano sotto i riflettori internazionali.
A fornire un nuovo impietoso quadro dei conti pubblici del Belpaese è oggi il quotidiano tedesco Die Welt, che ha paragonato la situazione nostrana con quella della Grecia, uno degli Stati più colpiti dalla crisi.
In un articolo intitolato “Se i greci lasciano indietro gli italiani” il quotidiano ha dimostrato tutta la sua sfiducia nei confronti delle elezioni del 4 marzo. A prescindere dall’esito della consultazione, l’Italia non sarà in grado di abbracciare nuove riforme di base, effettivamente utili ai conti pubblici.
Italia assoluto fanalino di coda
L’analisi del quotidiano ha definito l’Italia come l’assoluto fanalino di coda dell’intero Vecchio Continente, l’unico Paese in cui il livello di vita è peggiorato con l’arrivo dell’unione monetaria.
Quest’ultima ha cancellato ogni traccia di quel modello economico “facile” tramite cui cui al blocco della congiuntura economica si rispondeva svalutando la lira e conferendo nuovo vigore all’export, come ha fatto notare Daniel Hartman, chief economist di Bantleon.
Per Timo Schwietering, analista di Metzler, soltanto l’entrata in vigore di riforme radicali simili a quelle approvate in Grecia potrebbe permettere all’Italia di recuperare terreno rispetto all’Europa.
“Ma cose del genere non sono nel programma elettorale di nessuno dei candidati”,
ha tuonato.
Non meno critica la view degli esperti sull’amministrazione italiana, da riformare drasticamente.
“Le prestazioni sono scarse e molto care. Un permesso di costruzione costa tre volte di più rispetto alla Germania. Un procedimento giuridico in Italia dura 3 anni, in Germania uno e mezzo”.
L’analisi tedesca pare a tutti gli effetti un misto tra pessimismo e sfiducia. La situazione, secondo il Die Welt, non migliorerà neanche in seguito alle elezioni politiche. L’Italia continuerà a viaggiare comunque alle spalle della Grecia fino all’approvazione di riforme realmente efficaci.
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