Italia, la pandemia pesa sulle imprese: -63.000 quelle nate nell’ultimo anno

Pierandrea Ferrari

23 Aprile 2021 - 17:14

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Da marzo 2020 sono 63.000 le imprese che non sono nate a causa degli effetti della pandemia. Lo rivelano i dati diffusi da Unioncamere-Infocamere.

Italia, la pandemia pesa sulle imprese: -63.000 quelle nate nell’ultimo anno

Sono tante le chiavi per leggere gli effetti della pandemia sulle imprese italiane. L’ultima arriva dai dati di Unioncamere-Infocamere: da marzo 2020 a marzo 2021, la natalità delle imprese ha registrato un sanguinoso -63.000 rispetto allo stesso periodo 2018-2019, pre-crisi.

Dati che vanno a combinarsi all’allarme lanciato da Confindustria ad inizio settimana, con il crollo del cash flow che – senza misure adeguate - potrebbe persino generare un problema di solvibilità.

Italia, -63.000 le imprese nate con la pandemia

Nel dettaglio, i dati snocciolati da Unioncamere-Infocamere vedono un rimbalzo nel primo trimestre 2021, con le iscrizioni che si sono attestate a quota 103.597. Un timido segnale di ripresa in confronto allo stesso periodo del 2020, che è tuttavia condizionato dall’impatto della prima ondata.

Più in generale, infatti, la fotografia scattata è allarmante: nell’ultimo periodo pre-pandemia, ovvero marzo 2018-marzo 2019, le imprese nate sono state 63.000 in più rispetto a marzo 2020-marzo 2021, con i provvedimenti restrittivi e le cicliche chiusure – ad eccezione del solo break estivo – che hanno alimentato una forte sfiducia nel tessuto imprenditoriale.

Numeri, questi, che si accompagnano a quelli relativi alla mortalità delle imprese. Nel primo trimestre del 2021, Registro delle Imprese alla mano, le cessazioni effettive sono state 98.491, a cui si aggiungono quelle determinate d’ufficio dalle Camere di commercio per inattività, per un totale di chiusure pari a 106.598 unità. Quella che si rileva è dunque una stagnazione del saldo tra iscrizioni e cessazioni.

Confindustria lancia l’allarme sulla liquidità delle imprese

Non rassicura, poi, l’ultimo allarme lanciato da Confindustria sul fronte imprese. Secondo gli industriali italiani il problema di liquidità, dettato dalla contrazione del cash flow, potrebbe presto tramutarsi in una emergenza di solvibilità. A pagare le spese, secondo Confindustria, saranno anche “quelle imprese che prima della pandemia avevano bilanci e prospettive solide”.

Neanche a dirlo, i riflettori puntano ora sul Pnrr, il piano preposto a disegnare la mappa degli investimenti con i 191,5 miliardi del Recovery Fund e gli altri 30 del Fondo complementare. Ad integrare queste somme ci saranno anche i 400 miliardi di erogazioni di medio e lungo termine garantiti alle imprese da Intesa Sanpaolo, divisi in base al fatturato.

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