Italia fuori dalla crisi economica nel 2020? Lo studio della Cgia

Francesco Lucchetti

28 Dicembre 2015 - 12:57

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PIL giù di 8 punti e disoccupazione raddoppiata dal 2007, questo l’effetto della crisi economica in Italia. Possibile tornare ai livelli pre-crisi entro il 2020? Secondo la Cgia, sì: ecco come

Italia fuori dalla crisi economica nel 2020? Lo studio della Cgia

Potrebbero volerci ancora anni prima che in Italia avvenga una vera ripresa economica e, probabilmente, la situazione precedente alla crisi non sarà raggiunta prima del 2020: a stimarlo è l’Ufficio studi della CGIA di Mestre, l’associazione di artigiani e piccole imprese.

Lo studio della CGIA prende in esame i dati italiani sul prodotto interno lordo (PIL), sugli investimenti, sull’occupazione e sui consumi, elementi chiave per avere un quadro dello stato di salute dell’economia del Paese, mettendo in evidenza come ci vorranno ancora anni prima che lo Stivale ritorni ai livelli pre-crisi.

I numeri della crisi: PIL giù dell’8%, disoccupazione raddoppiata

L’ufficio studi della CGIA sottolinea che dal 2007, anno di inizio della crisi, in Italia il PIL è diminuito di oltre 8 punti percentuali, i consumi del 6,5% e gli investimenti addirittura del 27,5%. La disoccupazione è raddoppiata: se nel 2007 i senza lavoro erano il 6,1% della popolazione in età lavorativa, le previsioni sul dato medio del 2015 parlano del 12,1%.

Bene l’ottimismo di Renzi, ma situazione ancora delicata

Secondo Paolo Zabeo, dell’Ufficio studi CGIA, è un bene che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi tenti di trasmettere ottimismo e un senso di fiducia per il futuro, ma non ci si può ancora ritenere fuori dalla crisi:

“Per recuperare il terreno perso ci vorrà molto tempo. Se nel prossimo futuro il PIL crescerà di almeno 2 punti ogni anno, il nostro Paese tornerà alla situazione pre-crisi solo nel 2020”.

Gli investimenti, la chiave per la ripresa economica

Un’attesa di quattro anni per far crescere il PIL dell’8% e per vedere dimezzata la disoccupazione in Italia non è una prospettiva così negativa, soprattutto dopo anni che hanno abituato a pessime notizie. La previsione implica anzi un miglioramento importante che però resta legato, secondo l’opinione della Cgia, alla ripartenza degli investimenti. Rispetto a tutti gli altri indicatori sull’economia italiana, il calo degli investimenti è quello che ha fatto registrare la contrazione più grave, sia per quanto riguarda gli investimenti pubblici che quelli privati: secondo la Cgia tra il 2007 e il 2014 gli investimenti in Italia, al netto dell’inflazione, sono scesi di 109,4 miliardi di euro. Zabeo mette quindi in allarme:

“Gli investimenti sono una componente rilevante del PIL. Se non miglioriamo la qualità dei prodotti, dei servizi e dei processi produttivi siamo destinati ad impoverirci: senza investimenti, questo Paese non ha futuro”.

Per rilanciare gli investimenti delle imprese, sarà quindi fondamentale che il sistema creditizio sostenga le imprese con nuova liquidità, anche grazie al contributo del Quantitative Easing della BCE.

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