L’Italia firmerà il documento di intesa per appoggiare la discussa “Nuova Via della Seta”. Lo ha dichiarato il sottosegretario allo Sviluppo Economico Michele Geraci nel corso di un’intervista al Financial Times. La Casa Bianca non ha perso tempo per dirsi contrariata.
L’Italia sottoscriverà un accordo per sostenere la “Belt and Road Initiative” (BRI), la “Nuova Via della Seta”. È quanto ha dichiarato Michele Geraci, sottosegretario allo Sviluppo economico nel Governo Conte.
L’Italia potrebbe essere il primo Paese del G7 ad appoggiare la BRI (“Yidai Yilu” in cinese, una cintura una strada), l’iniziativa strategica del governo cinese per il miglioramento dei collegamenti e della cooperazione che vede coinvolti Paesi asiatici, africani ed europei.
L’adesione al discusso programma cinese è destinata ad aumentare le frizioni con Bruxelles ed ha già creato qualche allarme a Washington.
Firma del MoU possibile già tra due settimane
Geraci ha detto che la firma di un Memorandum of Understanding potrebbe avvenire già in occasione della visita italiana del presidente cinese Xi Jinping. L’arrivo di Xi in nel nostro Paese è previsto per il prossimo 22 marzo: in una prima fase, il presidente cinese dovrebbe incontrare i rappresentanti dell’esecutivo e Mattarella, in seguito dovrebbe spostarsi in Sicilia (il raddoppio del canale di Suez ha permesso al traffico container nel Mediterraneo di crescere di 6 volte).
“Le trattative sono ancora in corso, ma è possibile che possano essere concluse in tempo per la visita di Xi”, ha detto il rappresentante del governo italiano. “Vogliamo essere sicuri che i prodotti legati al made in Italy possano avere più successo, in termini di volumi, in Cina, il mercato con il tasso di crescita maggiore al mondo”.
Fonte: Wikipedia
Washington: nessun beneficio sostenibile, reputazione compromessa
Come detto, la notizia non risulta particolarmente gradita alla Casa Bianca, secondo cui la decisione non aiuterà l’economia italiana e potrebbe danneggiare significativamente l’immagine internazionale del Paese. “Riteniamo che la BRI rappresenti un’iniziativa realizzata in un’ottica ‘fatto dalla Cina, per la Cina’ “, ha detto Garrett Marquis, portavoce del Consiglio Nazionale di Sicurezza della Casa Bianca.
“Siamo scettici sulla possibilità che l’appoggio del governo possa portare benefici sostenibili al popolo italiano e, nel lungo periodo, potrebbe danneggiare la reputazione globale del Paese”.
Inoltre, Marquis consiglia il nostro Paese di diffidare della “Diplomazia delle infrastrutture” portata avanti da Pechino e invita “tutti gli alleati e partner, tra cui l’Italia, a fare pressioni sulla Cina per allineare gli investimenti globali agli standard internazionali”.
Zhang Yesui: nessuna trappola del debito
Il piano cinese, che prevede la costruzione di infrastrutture in Europa, Asia, Medio Oriente e Africa, è osteggiato da numerosi Paesi europei e dagli Stati Uniti a causa della preferenza accordata alle imprese cinesi, al fatto che tende a creare “trappole del debito” e che rappresenta un mezzo per incrementare l’influenza strategica e militare del Dragone (anche perché spesso oggetto di investimento sono porti e stazioni di interscambio).
“La Cina assegna grande importanza al problema della sostenibilità del debito e non costringerà mai gli altri a cooperare su progetti né creerà alcuna trappola”, ha recentemente detto il portavoce del Congresso nazionale del popolo cinese, Zhang Yesui, parlando alla 13ma sessione del Congresso.
Tria: Italia terminale naturale ed ideale della Nuova Via della Seta
La vicinanza di Pechino con l’esecutivo Conte è stata evidente anche nel caso del primo viaggio fuori dall’Unione Europea del Ministro dell’Economia Tria che, ad agosto 2018, si è recato nel Celeste Impero. “Il governo italiano ritiene importante rafforzare il dialogo economico e la cooperazione tra Roma e Pechino e credo che esistano ampi margini per ampliarla in svariati settori economici di reciproco interesse”, ha detto Tria qualche giorno fa nel corso di un’intervista concessa a Il Giornale.
“Sicuramente il progetto –ha proseguito il ministro facendo riferimento alla Nuova Via della Seta- rappresenta un’opportunità che l’Italia vuole cogliere a tutti i livelli, sia sul piano economico che su quello del nostro contributo a realizzare una grande area di coesistenza e collaborazione pacifica tra culture e popoli. D’altra parte la Via della Seta ha come terminale naturale ed ideale proprio l’Italia e certamente noi ci candidiamo ad essere il terminale principale della via marittima".
Appuntamento il 21 marzo a Bruxelles
Il giorno che precede l’arrivo di Xi in Italia, a Bruxelles è in calendario un meeting tra i Paesi membri per discutere un approccio comune agli investimenti cinesi in Europa. Il fronte formato da Germania e Francia è a favore di un approccio particolarmente selettivo agli investimenti cinesi mentre Grecia e Portogallo, che negli anni della crisi hanno ricevuto investimenti per miliardi di dollari, guidano i Paesi con un approccio più indulgente.
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