Italia e Vaticano firmano l’accordo sul libero scambio di informazioni fiscali. Ecco cosa prevede, quali saranno le conseguenze e i rapporti con la Voluntary Disclosure
Si stringe sempre più saldamente la morsa del Fisco italiano sugli evasori fiscali. Dopo le intese firmate con Svizzera, Monaco e Liechtenstein, è stato firmato oggi l’accordo fiscale per il libero scambio di informazioni tra Italia e Vaticano.
A rendere nota la notizia è il Ministero dell’Economia. Pier Carlo Padoan ha infatti siglato stamattina una convenzione con il segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede, Paul Richard Gallagher.
L’entrata in vigore del patto avverrà subito dopo la ratifica. Tra le regole inserite c’è il versamento delle imposte sulle rendite finanziare a partire dal 2014.
"Le riforme introdotte a partire dal 2010 e la creazione presso la Santa Sede di Istituzioni con specifiche competenze in materia economica e finanziaria, consentono oggi la piena cooperazione amministrativa anche ai fini fiscali",
comunica il Mef attraverso una nota nella quale si sottolinea anche che "
l’Italia è il primo Paese con cui la Santa Sede sottoscrive un accordo che disciplina lo scambio di informazioni".
Dall’altro lato del barricata, il Vaticano sottolinea come l’intesa rappresenti un ulteriore passo verso la trasparenza fiscale e finanziaria.
L’accordo si fonda giuridicamente sull’articolo 26 del Modello OCSE che disciplina "la cooperazione tra le autorità competenti delle due Parti contraenti".
Lo scambio di informazioni riguarderà in particolare i periodi d’imposta a decorrere dal 1° gennaio 2009.
Nel momento in cui entrerà in vigore, la Convenzione:
"consentirà il pieno adempimento, con modalità semplificate, degli obblighi fiscali relativi alle attività finanziarie detenute presso enti che svolgono attività finanziaria nella Santa Sede da alcune persone fisiche e giuridiche fiscalmente residenti in Italia. Gli stessi soggetti potranno accedere ad una procedura di regolarizzazione delle stesse attività, con i medesimi effetti stabiliti dalla legge n. 186/2014".
La legge n.186 non è altro che la normativa sulla Voluntary disclosure, il sistema che consente di far rientrare i capitali detenuti all’estero pagando le relative imposte e usufruendo di uno sconto sulle sanzioni.
Rispetto a quanto accaduto in precedenza con la Svizzera però non ci sarà nessun accesso privilegiato alla Voluntary poiché il Vaticano non si trovava all’interno della black list italiana.
Nel caso dell’accordo con gli elvetici invece, invece, l’intesa fiscale è stata equiparata alla fuoriuscita dalla black list consentendo de facto a chi detiene capitali nella Confederazione di accedere a condizioni agevolate nel rimpatrio.
"La Convenzione attua, inoltre, quanto previsto dal Trattato del Laterano relativamente all’esenzione dalle imposte per gli immobili della Santa Sede indicati nello stesso Trattato",
L’esenzione riguarderà gli immobili adibiti allo svolgimento, con modalità non commerciali, di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive, nonché delle attività di religione o di culto. In ultimo,
"è integrato nella Convenzione lo Scambio di note del luglio 2007 tra il Ministero degli Affari Esteri e la Segreteria di Stato, che prevede la notifica per via diplomatica degli atti tributari ad enti della Santa Sede".
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