Istat: stipendi dirigenti sono il triplo degli operai. Donne ancora svantaggiate

Federica Ponza

30 Dicembre 2016 - 17:32

L’Istat pubblica il rapporto sui differenziali retributivi nel settore privato. I dirigenti guadagnano fino a tre volte di più dei lavoratori, mentre lo stipendio delle donne continua ad essere più basso degli uomini.

Istat: stipendi dirigenti sono il triplo degli operai. Donne ancora svantaggiate

Lo stipendio medio dei dirigenti è di tre volte superiore a quello medio degli operai. In particolare mediamente ogni dirigente ha una retribuzione media oraria di 3,4 volte superiore a quella dei suoi dipendenti.

Questo il dato che emerge dall’ultimo rapporto Istat sui differenziali retributivi nel settore privato che basa le sue analisi su dati riferiti all’anno 2014.

Il dato che emerge, dunque, è che la retribuzione oraria dei dirigenti è fino a 5 volte più alta di quella delle professioni non qualificate e di oltre tre volte più alta di coloro che svolgono un lavoro qualificato.

Non è tutto. Ad essere svantaggiate sono anche le donne che mediamente continuano ad avere stipendi più bassi rispetto agli uomini di oltre il 12%, anche se l’Istat dichiara che è il gender gap italiano è il più basso d’Europa. Vediamo i dati nel dettaglio.

Istat, stipendi: i dati del rapporto sui differenziali distributivi nel settore privato

Nel suo ultimo rapporto sui differenziali distributivi nel settore privato, l’Istat ha rivelato che lo stipendio medio orario dei dirigenti può superare anche di cinque volte quello dei lavoratori.

I dirigenti (l’1,8% del totale dei lavoratori), infatti, guadagnano 5 volte di più dei lavoratori non qualificati e 3,4 volte di più dei lavoratori qualificati.

Per l’anno 2014, la media delle retribuzioni lorde orarie è stata 14,1 euro, con uno scarto di 12,7 euro fra il 10% delle posizioni lavorative con la retribuzione oraria più elevata e il 10% delle posizioni lavorative con retribuzione più bassa.

Corrisponde, poi, al 5,6 la percentuale di posizioni lavorative che hanno percepito una retribuzione oraria pari o inferiore a 7,5 euro. Queste posizioni si concentrano principalmente al Sud, nel settore dei servizi e, in particolare, tra donne e giovani, oltre che tra i livelli d’istruzione più bassi e coloro che effettuano lavori part-time.

Istat, stipendi: quali le categorie che guadagnano di più e quali di meno

Tra le categorie lavorative più remunerate vi sono quelle legate al mondo delle attività finanziarie e assicurative che di media guadagnano 25,4 euro, ma sono anche quelle che presentano maggiore variabilità.

Fra le categorie che guadagnano di più, poi, anche imprenditori, direttori e amministratori di grandi aziende, ma anche responsabili e imprenditori di piccole aziende.

Le posizioni lavorative che guadagnano di meno, invece, sono bidelli, portantini e collaboratori domestici. In generale, la retribuzione oraria più bassa si registra nel settore delle altre attività dei servizi ed è pari a 9,8 euro.

Istat, stipendi: differenziali retributivi in base alla territorialità

La retribuzione oraria media cambia molto anche in base alla zona d’Italia considerata.
La regione Lombardia, ad esempio, ha una retribuzione oraria più elevata con 15,7 euro, ma anche variabilità interna più ampia.

Le regioni in cui, invece, si guadagna di meno sono tutte al Sud e sono Calabria, Basilicata e Puglia.

Istat, stipendi: i fattori che influenzano il differenziale retributivo

Uno dei fattori che influenza la retribuzione oraria media è l’esperienza e dunque l’anzianità di servizio, crescendo all’aumentare dell’età.

Lo stipendio di un lavoratore con 35 anni di servizio, infatti, è del 70% superiore a quello di un lavoratore con meno di 5 anni di servizio.

Anche il paese di nascita influisce sulla retribuzione, determinando uno svantaggio del 18,6% per i dipendenti nati all’estero e che lavorano in Italia.

Istat, stipendi: le donne guadagnano meno degli uomini

Secondo i dati pubblicati dall’Istat, le donne in media guadagnano il 12,2 % in meno degli uomini.
Tale svantaggio aumenta al crescere delle retribuzioni orarie, cambiando a livello territoriale e settoriale. Ad esempio, i dirigenti uomini guadagno fino a una volta e mezzo in più rispetto alle donne.

Anche quando aumenta il livello d’istruzione, la retribuzione oraria per uomini e donne cresce, ma anche il gap fra il genere maschile e quello femminile cresce a sua volta.
In pratica, per posizioni lavorative con laurea il differenziale medio tra uomini e donne è del 30,6%, con uno stipendio orario di 16,1 euro per le donne contro i 23,2 euro per gli uomini.

Nonostante questo, il nostro Paese ha gender pay gap (il divario nelle retribuzioni tra uomini e donne) tra i più bassi d’Europa.
Questo perché si registra un gap molto basso nel settore pubblico e un gap in linea con gli altri paesi europei in quello privato.

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