App Immuni: svelato il mistero su chi conserverà i nostri dati

Martino Grassi

21/04/2020

17/06/2020 - 09:59

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L’app Immuni è pronta per la fase di test, che coinvolgerà un migliaio di persone: ecco chi conserverà i dati raccolti (e come).

App Immuni: svelato il mistero su chi conserverà i nostri dati

il prototipo dell’app Immuni è pronto: in via di definizione le linee guida per la conservazione dei dati, attualmente sempre in fase provvisoria, e a breve inizierà la sperimentazione su un campione selezionato di utenti in alcune regioni d’Italia. L’app scelta dal Governo per tracciare i possibili contagi da COVID-19 farà il suo debutto e, forse, inizierà a chiarire anche i molteplici dubbi che ruotano attorno a questo strumento.

L’applicazione verrà testata su un migliaio di utenti che verificheranno la presenza di errori o bug, e non appena arriverà l’ok dal parlamento sulle indicazioni delle privacy, Immuni sarà disponibile per tutti i cittadini. Anche alcune Regioni, con il Veneto in prima linea, desideroso di ripartire, hanno dato la loro disponibilità per l’avvio dei test.

App Immuni, i dati saranno conservati nelle caserme

La questione più annosa inerente la nuova applicazione è quella che riguarda la protezione e la tutela della privacy degli utenti che la scaricheranno e utilizzeranno dai prossimi giorni, durante l’avvio della Fase 2. Il Governo sta già pensando ad una serie di incentivi per favorire l’utilizzo dell’app come ad esempio limitando gli spostamenti di chi non vuole utilizzarla, ma sul tavolo delle questioni vi è anche la conservazione dei dati.

Immuni raccoglierà una serie di dati sensibili di migliaia di cittadini, per questo motivo il parlamento è al lavoro per trovare una soluzione sicura per la loro conservazione. Il ministro Boccia ha annunciato che le informazioni saranno gestite dallo Stato e saranno completamente anonime. Per quanto riguarda la custodia si sta pensando di posizionare i server in una struttura del ministro della Difesa o dell’Interno o in zone già protette e schermate, come ad esempio le caserme. Il client sarà separato da quelli utilizzati dalle forze armate per le loro operazioni sul campo.

Chi gestirà le informazioni?

Anche se i server saranno posizionati nelle caserme o in edifici militari non saranno le Forze dell’ordine a gestire le informazioni, anche se questa questione ancora non è del tutto chiara. Si stanno valutando diverse ipotesi su chi sarà a mandare la notifica alle persone che sono potenzialmente entrate in contatto con una persona infetta. Un ruolo cruciale sarà giocato senza dubbio dalle ASL, ma anche le Regioni avranno parola in capitolo.

Il team di esperti ha già fatto sapere che sarà necessario avere un’immediata disponibilità di potenza di calcolo in quanto l’accesso ai dati deve essere molto veloce e rapido, così come l’invio della comunicazione dell’allert.

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