Il lavoro in banca non è più sicuro: 16.000 licenziamenti entro il 2020

Flavia Provenzani

10 Agosto 2016 - 09:31

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Il lavoro in banca non è più sicuro: 16.000 licenziamenti entro il 2020

Il lavoro in banca, un tempo il miraggio dell’italiano medio, simbolo di sicurezza, un punto di arrivo, cambia connotazione: lavorare in una banca in Italia non è più “sicuro” come un tempo. E sono i dati, o meglio il numero di dipendenti licenziati negli ultimi anni e le previsioni sui licenziamenti per i prossimi, a testimoniarlo.

Dal 2013 fino a marzo 2016, in poco più di tre anni, i licenziamenti di dipendenti presso le banche italiane sono stati 11.988. Ma non finisce qui. Sulla base degli accordi sindacali presenti nei piani industriali più recenti delle banche in Italia, entro il 2020 dovrebbero essere altri 1.109 gli addii ai dipendenti bancari.

I calcoli sono stati resi noti dalla Fabi, il sindacato più grande dei dipendenti bancari in Italia. I licenziamenti in massa sono strettamente legati alla chiusura di quasi 4.000 sportelli sul territorio negli ultimi anni, in maggior misura nelle 5 banche più grandi di Italia.

Il suo segretario generale, Lando Maria Sileon, spiega che “dal 2009 al 2016 sono stati tagliati sul territorio 3.972 sportelli, di cui 1.697 nell’ultimo triennio. In particolare nelle cinque maggiori banche italiane recentemente sottoposte a stress test dell’Eba, Intesa Sanpaolo , Unicredit , Mps , Banco Popolare e Ubi, dal 2009 al 2015 sono state chiuse o cedute 4.439 filiali”.

Il messaggio è chiaro: a pagare le conseguenze della crisi delle banche italiane non sono solo i clienti, che rischiano di perdere il proprio capitale quando lo Stato non potrà più tappare i buchi, ma anche i dipendenti.

I prossimi licenziamenti banca per banca

Modifiche su modifiche dei piani industriali bancari mirano ad abbattere le spese a danno, tra le altre cose, del personale. Sono migliaia gli esuberi già individuati.

Ecco un elenco degli esuberi già annunciati dalle banche, riportate dal Fabi:

  • MPS: 2.500 licenziamenti
  • Unicredit: oltre 6.000 (di cui 2.100 prepensionamenti)
  • Intesa San Paolo: circa 1.000
  • Banca Popolare Emilia Romagna: 585
  • BNL: 527
  • Banco Popolare e BPM: circa 1.000
  • UBI: 2.700
  • Cariparma e Carige: circa 300
  • Banca Popolare di Vicenza: circa 100

Il report pubblicato dal sindacato del Fabi denuncia l’asprezza dei piani industriali delle banche a danno dei lavoratori.
I dipendenti delle banche italiane hanno un’età media che va dai 46 ai 55 anni e per la maggior parte sono livelli quadri o dirigenti. Aumenta il lavoro esternalizzato: dal 2010 a oggi su 300.000 lavoratori, 10.800 sono addetti esternalizzati, dunque formalmente non parte dell’organico, nel tentativo di abbattere le spese.

Sileoni specifica:

"Considerando la media anagrafica dei lavoratori bancari, ai dipendenti del settore raramente è stata applicata la pensione di vecchiaia, ma in maggioranza quella di anzianità. Quando il governatore Visco parla di riduzione dei costi noi abbiamo solo uno strumento, il Fondo di solidarietà, per evitare i licenziamenti. Partendo dal presupposto che attraverso i prepensionamenti volontari sono usciti in 10 anni circa 60mila lavoratori, allungando da 5 a 7 anni la permanenza dei lavoratori stessi nel Fondo esuberi, noi siamo convinti di risolvere definitivamente il problema delle eccedenze di personale per i prossimi tre anni".

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