Il “brand Italia” vale 2 mila miliardi di dollari

Francesca Caiazzo

9 Ottobre 2017 - 15:12

Il valore monetario del “brand Italia” cresce del 34% in un anno superando i 2 mila miliardi di dollari. Una performance che potrebbe migliorare se non fosse per l’immagine indebolita dall’instabilità politica

Il “brand Italia” vale 2 mila miliardi di dollari

Cresce il valore del brand Italia ma il rating della sua immagine diminuisce.

Da una parte l’impegno della aziende italiane sul fronte della qualità, dall’altra l’instabilità politica che incide negativamente sulla percezione all’estero del nostro Paese.

Anche quest’anno, Brand Finance ha realizzato – in collaborazione con Fdi Intelligence-Financial Times - la classifica dei brand nazione in termini di valore monetario.

L’Italia si posiziona al 9° posto con un valore di oltre 2 mila miliardi di dollari.

La classifica

Il valore monetario del brand Italia ha fatto registrare un aumento record di 513 miliardi di dollari rispetto all’anno scorso, con una crescita percentuale pari al 34%, superando in un anno gli oltre 2 mila miliardi di dollari.

Una cifra che regala al nostro Paese il 9° posto nella classifica per valore monetario stilata da Brand Finance e guidata da Stati Uniti, Cina e Germania.

Inoltre, la performance del brand Italia – grazie proprio a quel +34% - fa posizionare il Belpaese al 4° posto nella classifica per ritmo di crescita.

In Europa ha fatto meglio solo la vicina Francia, che sale al secondo posto: il valore del brand dei cugini d’oltralpe è aumentato di 630 miliardi in un anno.

Sul podio anche una inarrivabile Cina, il cui valore è aumento di oltre 3 mila miliardi e la Corea del Sud con una crescita di 556 miliardi di dollari.

Si indebolisce l’immagine

Un trend più che positivo per l’Italia, che grazie alle sue eccellenze riesce a mantenere alti livelli di qualità nei prodotti, posizionandosi bene sui mercati esteri.

Peccato che il sistema politico e la sua instabilità non diano quella spinta necessaria per ottenere risultati ancora migliori anche sul fronte della capacità di attrarre investimenti dall’estero.

Questo mancato apporto, è costato al brand Italia una riduzione del rating dell’immagine passando da AA- ad A+.

In particolare, a questo declassamento, avrebbe contribuito anche il referendum costituzionale del dicembre 2016: l’incertezza sul piano politico ed economico hanno minato l’immagina del Paese, indebolendone la percezione sul piano economico-finanziario.

A fare le spese di questo indebolimento, avverte la ricerca di Brand Finance, potrebbero essere “le prospettive del Pil del prossimo anno”.

“Oltre ai noti punti di debolezza, che non favoriscono il doing business in Italia, siamo penalizzati da una percezione sulle condizioni in Italia che è peggiore rispetto alla realtà dei fatti. Questo dipende sostanzialmente da una qualità della comunicazione non adeguata, dalla storica tendenza degli italiani a screditarsi e dalle forti aspettative attese da un big come l’Italia e che spesso vengono deluse”

spiega Massimo Pizzo, Managing Director Italia di Brand Finance.

Brand locali

L’Italia, dunque, potrebbe fare meglio: a distanza nella crescita con gli altri Paesi concorrenti non è molto ampia e potrebbe accorciarsi ulteriormente.

D’altronde i brand locali, la loro parte, già la fanno. Nella classifica italiana 2017, brand come Eni, Ferrari, Gucci e Wind, ad esempio, sono cresciuti tutti di oltre il miliardo di dollari.

Per comprendere meglio l’importanza del contributo del sistema Paese, basti pensare che se il rating fosse rimasto stabile, il valore monetario del brand sarebbe cresciuto di 600 miliardi di dollari.

Già tanto sarebbe bastato per scalare la classifica di due gradini e passare dall’attuale 9° posto al 7°.

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