IVA Split Payment, edilizia: imprenditori e ingegneri contro la nuova norma. Ecco i motivi

Vittoria Patanè

12/02/2015

Imprenditori edili e società di ingegneria si scagliano duramente contro lo split payment. Il meccanismo, secondo gli interessati, causerebbe il crollo del settore edilizio. Tutti i dettagli della protesta

IVA Split Payment, edilizia: imprenditori e ingegneri contro la nuova norma. Ecco i motivi

Ingegneri e imprenditori si scagliano all’unisono contro lo split payment, il nuovo meccanismo di scissione dei pagamenti, introdotto dalla Legge di Stabilità 2015 ,che determina, in caso di cessione di beni e prestazioni di servizi nei confronti della Pubblica Amministrazione, che sia quest’ultima a versare l’IVA all’Erario in qualità di cliente al posto del soggetto fornitore che fino al 2014 era invece tenuto a contabilizzare l’Imposta sul valore aggiunto in fattura. Lo scopo: evitare l’evasione fiscale contando sulla maggiore affidabilità della PA.

L’Ance, Associazione Nazionale Costruttori Edili, ha infatti promosso una raccolta firme per protestare contro il provvedimento, invitando tutte le imprese edili che lavorano con la Pubblica Amministrazione ad aderire alla causa. Il motivo? Secondo l’Ance lo split payment comporterà una forte mancanza di liquidità che impedirà alle imprese di sopravvivere.

A spiegare meglio le cause di questa veemente protesta è Paolo Buzzetti, presidente dell’associazione:

Dalle parole siamo passati ai fatti perché non possiamo accettare che per colpire un’azienda che evade vengano punite tutte quelle imprese oneste che al posto dei soldi dovuti si troveranno in cassa solo crediti Iva”.

Insomma: dal debito si passerà al credito e il rischio è che un’impresa non abbia abbastanza soldi per sopravvivere, nonostante il Governo abbia facilitato i meccanismi d’accesso al rimborso IVA:

“lo Stato applica una presunzione di colpevolezza nei confronti di tutte le imprese, quando è il primo a non rispettare le regole”.

Ad avallare la tesi di Buzzetti, anche l’operato dell’Unione Europea che, come ha sottolineato il presidente, ha posto l’Italia sotto osservazione proprio a causa del ritardo che lo Stato opera nel rimborsare i crediti IVA. Le imprese sono spesso costrette ad attendere quasi due anni e molto spesso, gli stessi pagamenti della Pubblica Amministrazione, non possono essere considerati puntuali (con ritardi superiori ai 6 mesi).

Lo split payment dunque potrebbe concorrere ad aggravare una situazione già di per sé precaria, costringendo gli imprenditori a chiudere le proprie aziende, che ad oggi versano in pesanti difficoltà economiche a causa della crisi e della fortissima pressione fiscale italiana.

Con l’arrivo del meccanismo di scissione dei pagamenti infatti, le aziende che lavorano con la Pubblica Amministrazione non riceveranno più l’IVA, ma saranno comunque costrette a pagarla ai loro fornitori, trovandosi così stracolme di crediti IVA e senza alcuna liquidità.

Se a questo si aggiunge il fatto che il settore edilizio ad oggi sta subendo un vero e proprio tracollo di finanziamenti e che i prestiti delle banche in 7 anni (al 2007 al 2013) sono scesi del 70%, non è difficile comprendere quanto ciò di cui abbiano bisogno queste aziende siano più soldi e non, al contrario, meno.

L’iniziativa dell’ANCE ha trovato l’appoggio dell’OICE, Associazione delle società di Ingegneria Italiane aderenti a Confindustria che sottolinea i pericolosi effetti che lo split payment potrebbe avere sulle imprese e nel dettaglio sulle aziende di ingegneria che lavorano con il settore pubblico. Il rischio, secondo il presidente Patrizia Lotti, è il collasso definitivo. L’OICE evidenzia inoltre la "dubbia compatibilità europea" di un provvedimento con il quale:

si toglie liquidità senza alcuna garanzia di recuperare in tempi rapidi il credito IVA strutturale che si determinerà”.

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