IPTV: chi è Franco Maccarelli e cosa c’entra con la mafia

Matteo Novelli

22 Ottobre 2019 - 17:57

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L’IPTV finanzia la camorra: parla Farlo Maccarelli, il re del pezzotto che detiene un giro di affari da sei milioni di euro grazie allo streaming illegale di Sky, Netflix e altri servizi pay.

IPTV: chi è Franco Maccarelli e cosa c’entra con la mafia

Si chiama Franco Maccarelli, ed è considerato il re dell’IPTV: il servizio di streaming illegale che permette di guardare Sky, Netflix e altri servizi senza pagare sembra avere legami con la camorra. Cosa c’entra la mafia con l’IPTV è al centro delle domande degli inquirenti, con la Guardia di finanza in prima linea contro il fenomeno (che ha portato a diversi sequestri durante l’operazione Eclissi, avvenuta un mese fa).

Franco Maccarelli è l’uomo individuato dalle lunghe indagini effettuate dalla Procura di Napoli, iniziate nel 2015: la rete dell’IPTV, che propone a poco più di 10 euro tutti i canali Sky e i servizi a pagamento, sembra andarsi a intrecciare con le maglie della camorra legando a doppio filo un servizio illegale capace di generare un giro d’affari milionario.

La guerra all’IPTV (che ha condotto alla chiusura di diversi portali) è appena iniziata ma dietro un servizio illegale per guardare la serie A e la Champions League illegalmente si nasconde molto di più.

IPTV: chi è il re del pezzotto Franco Maccarelli

Franco Maccarelli, nato in Molise ma residente a Napoli, conosciuto anche con il nickname di Eros, è considerato dagli inquirenti uno dei volti chiave del giro IPTV.

L’uomo è stato individuato dalle Fiamme gialle dopo diversi controlli incrociati su diversi conti bancari a suo nome, arrivando a scoprire un guadagno annuo pari a 6,5 milioni di euro interamente derivati dal traffico di IPTV illegale. Il tutto veniva gestito da Maccarelli da Malta, fuori dall’Italia, dove il re del pezzotto si recava con regolarità per assicurarsi il controllo dell’intera operazione.

Franco Maccarelli è un manager napoletano con residenza a Secondigliano. Il manager non gestisce l’Iptv dall’Italia, ma da Malta, nella quale si reca con regolarità proprio per controllare che tutto proceda come preventivato.

Andiamo con ordine: è il 27 dicembre 2017 quando a casa di Flora Gianniello, una degli imputati, vengono ricondotti vari documenti cruciali per la vicenda: tessere, decorder, file e documenti che riconducono a Maccarelli, che diventa il punto focale delle indagini.

Proprio nell’ordinanza cautelare emessa dal gip Fabio Provvisiero si individuano tre sedi centrali per la diffusione dell’IPTV appartenenti a Franco Maccarelli, che viene individuato come uno dei boss dello streaming illegale.

Come riportato dall’ordinanza: “L’importanza del ruolo rivestito è riscontrabile anche quando per conto dell’organizzazione Maccarelli coordina gli interventi di esperti programmatori e soggetti preposti alla mitigazione di minacce hacker verso l’infrastruttura privata. Inoltre Maccarelli controlla una platea di rivenditori dediti alla vendita esclusiva del flusso internet pirata.”

I vari pagamenti del servizio vanno poi interamente su PayPal, mentre le comunicazioni avvengono attraverso Telegram: strumenti efficaci e sicuri se non vuoi lasciare traccia.

IPTV: cosa c’entra la camorra, i legami con la TV pirata in streaming

L’IPTV è come l’Idra: non basta tagliare una testa, perché altre ne spuntano. Tra queste c’è anche la mafia e in particolare la camorra, come sollevato dall’inchiesta condotta da Le Iene (attraverso il servizio curato da Alessandro Di Sarno).

IPTV e soluzioni simili rappresentano una fonte di guadagno enorme, che attrae l’interesse della criminalità organizzata. Nel corso di una telefonata Skype è lo stesso Maccarelli a fare riferimento a diverse minacce arrivate dal clan Lo Russo (sodalizio camorristico che ha ramificazioni sia Napoli che a Milano).

Il legame con la malavita è abbastanza esplicito, tra prestanomi e pagamenti su Postepay usa e getta, ed tutt’ora al centro di indagini. In Italia si stimano milioni di utenti abbonati, con altrettanti arruolati come venditori e assistenti (con annunci presenti addirittura su Facebook).

Sempre in un servizio de Le Iene un ex venditore di IPTV racconta esplicitamente il complesso meccanismo dietro al pezzotto, sottolineando che chi sceglie di affidarsi a questo tipo di piattaforma finanzia direttamente la camorra (oltre a riportare diversi rischi sul piano legale).

Sulla questione IPTV faranno luce gli inquirenti, ma la macchina in questione sembra oliata da ingranaggi complessi e articolati.

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