La Guerra Fredda del gas: gli effetti della contesa Usa-Russia per i consumatori

Alessandro Cipolla

21 Agosto 2017 - 12:26

L’esportazione in Europa di gas naturale liquefatto statunitense irrita la Russia, che punta sulla costruzione di un nuovo condotto. Quali posso essere gli effetti per i consumatori?

La Guerra Fredda del gas: gli effetti della contesa Usa-Russia per i consumatori

Gli Stati Uniti e la Russia alla guerra del gas. Mentre da anni è sempre alta la tensione per la questione Ucraina, le due superpotenze sono pronte a duellare ora per garantire l’approvvigionamento all’Europa.

Come se non bastassero gli echi di guerra provenienti dalla Siria e dalla Corea del Nord, oltre alle nuove sanzioni per la Russia volute da Washington per le interferenze nella campagna elettorale americana del 2016, ora è il gas a mettere in subbuglio lo scenario politico internazionale.

Attualmente è Mosca a fare da padrone nel Vecchio continente, ma lo sviluppo da parte degli Usa delle tecniche di estrazione del gas naturale liquefatto (Lng) apre nuovi scenari. A giugno infatti in Polonia è arrivata la prima nave statunitense per rifornire di gas Varsavia.

Una mossa questa messa in campo dagli Stati Uniti anche per cercare di ridimensionare il temuto progetto Nord Stream 2, un condotto da 1.200 chilometri che intende collegare la Russia alla Germania passando per il Baltico.

Washington è arrivata anche a ipotizzare sanzioni verso le aziende che contribuiranno alla costruzione del condotto, mentre anche in Lituania a breve approderà una nave statunitense per rifornire di Lng. In mezzo a questa sorta di guerra del gas, c’è l’interrogativo su come tutta questa tensione possa riflettersi sui consumatori.

La guerra del gas tra Russia e Stati Uniti

Non è la prima volta che il gas genera tensioni, anche gravi, a livello internazionale. Nel 2006 infatti tra Ucraina e Russia iniziarono tutta una serie di problematiche, di cui ancora stiamo vivendo gli strascichi.

Dopo la caduta dell’URSS e ottenuta l’indipendenza, Kiev in maniera graduale si è sempre più spostata verso la sfera di influenza dell’Occidente. Nonostante questo, l’Ucraina dipende quasi totalmente dalla Russia per quanto riguarda la fornitura di gas.

Il rovescio della medaglia è il fatto che l’80% delle esportazioni di gas da parte di Mosca passano per il territorio ucraino. L’aumento dei prezzi da parte della Russia verso i cugini provocò all’epoca la reazione di Kiev, che minacciò di ricorrere ai prelievi forzati.

Dopo un iniziale taglio dei rifornimenti verso l’Ucraina, la situazione rientrò ma quella crisi ha ancora cicatrici ben profonde. Il punto centrale è che la Russia è il primo esportatore in Europa di gas, circa il 35% del totale. Per alcuni paesi dell’Unione poi, la dipendenza da Mosca sale fino al 75%.

Una dipendenza questa che per alcuni paesi come la Polonia, le repubbliche baltiche e appunto l’Ucraina, viene vissuta con grande preoccupazione. Ecco dunque che gli Stati Uniti sono pronti a gettarsi nel ricco mercato Europeo.

I recenti notevoli miglioramenti nell’estrazione da rocce e sabbie bituminose, hanno consentito agli Usa di aumentare le proprie esportazioni di Lng: il gas viene prima liquefatto e quindi più facilmente trasportabile per mezzo di grandi navi cisterne, per essere poi rigassificato una volta giunto a destinazione.

A giugno, una prima nave americana contenente gas naturale liquefatto è arrivata in Polonia, mentre a breve anche la Lituania dovrebbe essere raggiunta. Una svolta questa salutata con grande euforia da Donald Trump, che ha rassicurato i paesi amici di come “Gli Usa non useranno mai l’energia per ricattare il vostro Paese e non possiamo permettere ad altri di farlo”.

Peccato però che i piani americani di espansione in Europa cozzino contro il progetto Nord Stream 2. Si tratta di un condotto che dalla Russia arriverà fino in Germania, passando per il Baltico e quindi bypassando di fatto l’Ucraina che subirebbe così un grande danno economico.

Un progetto quello del Nord Stream 2 che ha un costo di quasi 20 miliardi di euro, con la metà delle spese che dovrebbero essere accollate da cinque società partner: la francese Engie, l’anglo-olandese Shell, la compagnia austriaca OMV e le aziende tedesche Uniper e Wintershall.

Per gli Stati Uniti il condotto russo sarebbe una grande minaccia per la sicurezza energetica dell’Europa, arrivando anche a minacciare sanzioni verso le cinque aziende partner del Nord Stream 2.

Chiamata direttamente in causa, la Germania ha risposto duramente alla minaccia americana, invitando Washington a non interferire in questioni che riguardano l’approvvigionamento energetico dell’Europa.

Gli effetti sui consumatori

All’epoca della crisi tra Russia e Ucraina, l’Eni dichiarò di aver avuto un sensibile calo nelle importazioni pari al 24%. Da allora, l’Italia si è molto attivata per creare delle scorte di gas oltre al cercare di trovare anche altri canali di approvvigionamento, come la LIbia.

In questo momento, il gas naturale liquefatto americano viene venduto in Europa a 6,29 dollari per milione di British termale unit, ovvero l’unità di misura utilizzata in questo commercio. Il gas russo invece si ferma ai 4,86 dollari.

Gli Stati Uniti comunque contano presto di aprire altri centri di lavorazione del gas naturale liquefatto, aumentando così anche la capacità quantitativa di esportazione con il prezzo che si andrà di conseguenza a ridurre.

Sforzi questi che potrebbero essere vani però se il progetto del Nord Stream 2 dovesse andare a buon fine. Il nuovo condotto infatti porterebbe in Germania 55 miliardi di metri cubi di gas ogni anno.

La conseguenza quindi per il mercato dovrebbe essere quello di un abbassamento del costo del gas. Il consumatore quindi potrebbe avere dei benefici concreti vista questa concorrenza tra Russia e Stati Uniti.

Il pericolo però è che, visto i grandi interessi in ballo e la delicata situazione internazionale, questa sorta di nuova guerra del gas possa portare a una instabilità e al verificarsi di crisi simili a quelli del 2006, con la possibilità di tagli agli approvvigionamenti che potrebbero tornare a spaventare gli italiani.

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