Grillo, referendum sull’euro: i mercati non lo temono. E la Borsa e lo spread?

Valentina Pennacchio

4 Marzo 2013 - 22:14

Grillo, referendum sull’euro: i mercati non lo temono. E la Borsa e lo spread?

Nel programma del M5S di Grillo, tra le prime 10 proposte spicca il referendum sull’euro. Dopo il temuto Grexit, potrebbe arrivare il tempo dell’Italyexit? Gli investitori respingono questa ipotesi, nonostante Grillo faccia paura ai mercati per l’instabilità politica che potrebbe portare, nonché per lo spirito antiausterity e antieuropeista di cui si fa portavoce. Eppure alla stampa tedesca Grillo ha dichiarato: “Sono un convinto europeo. Sono per una votazione on-line sull’euro, voglio un’Europa unita che sia moderna, parli una lingua comune e non undici diverse come nel Parlamento europeo”. Se l’eventualità del referendum sull’euro prendesse piede e rivelasse la volontà degli italiani di abbandonare la moneta unica, quali sarebbero le conseguenze sulla Borsa e sullo spread?

I mercati non credono all’Italyexit

Nonostante le perplessità sull’attuale situazione italiana, i mercati non temono il referendum perché non ritengono possa essere possibile parlare di un’Italyexit. Davide Pasquali, presidente di Pharus Sicav ha dichiarato:

“I mercati al momento non credono molto a uno scenario che vede l’Italia fuori dall’euro. Stanno prezzando per il momento l’instabilità e l’ingovernabilità, ma, tutto sommato, sperano in una soluzione del problema ‘nuovo governo’. Nel caso in cui l’eventuale referendum dimostrasse la volontà degli italiani di uscire dall’euro lo spread tornerebbe nell’immediato sopra i 500 punti, così come la Borsa potrebbe scendere di un 10%”.

L’analisi di Vincenzo Longo, market strategist di Ig, evidenzia un’ipotesi ancora più preoccupante circa lo spread:

Lo spread Btp-Bund potrebbe schizzare ben oltre i 500 punti base e toccare nuovi massimi dopo quelli di novembre 2011. A poco servirebbe lo scudo della Bce (Omt) dato che l’uscita dall’area euro porterebbe l’Italia fuori dal controllo di Francoforte. Sul mercato azionario torneremo a vedere i minimi storici di fine luglio scorso con possibilità di raggiungere obiettivi psicologici importanti a 10.000 punti. Ma, finché vediamo un Dax che cede mezzo punto percentuale a seduta, abbiamo ragione di credere che un’uscita dall’area euro per l’Italia è un’ipotesi che al momento i mercati non prendono neanche in considerazione. Il calo è per ora attribuibile all’incertezza politica del nostro Paese e una correzione fisiologica dei listini europei e USA dopo i recenti massimi”.

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