Atene non rimborsa in tempo la rata sul debito da 300 milioni e rimanda tutti i pagamenti a fine giugno. Bruxelles inizia a perdere la pazienza, ma anche gli investitori...
Non accadeva da ben 35 anni che un paese non ripagasse entro i tempi previsti una rata sul debito dovuta al Fondo Monetario Internazionale. L’ultima volta accadde allo Zambia, oggi è stata la volta della Grecia. Il paese ellenico non ha rimborsato i 300 milioni di euro in scadenza il 5 giugno, rimandando il pagamento di tutte le rate (complessivamente 5) a fine mese per un importo totale da 1,6 miliardi di euro. Non si sa se Atene sia effettivamente in grado di ripagare il debito, ma una cosa è certa: il governo greco continua a ritenere “assurde” le proposte dei creditori internazionali.
Ciò vuol dire che l’accordo sul debito greco è tutt’altro che concluso. Il “Gruppo di Bruxelles” - che qualche tempo fa veniva identificato con il nome “troika”, al quale appartengono FMI, UE e BCE – chiede nuovi sacrifici alla Grecia, che però non è intenzionata a farsi carichi di nuovi pesanti oneri economici, finanziari e sociali nel lungo periodo. Il caos attorno alla Grecia ha nuovamente affondato le borse continentali. L’indice azionario di Atene ha perso il 4,96%, trascinando al ribasso le altre piazze finanziarie europee. Male la borsa di Milano, che perde il 2,1%, ma vanno giù anche Parigi (-1,33%), Francoforte (-1,26%) e Madrid (-0,75%).
L’agenzia di rating Fitch ha dichiarato che il rischio di assistere a un nuovo slittamento della data di scadenza del pagamento dei debiti di Atene “non è da sottovalutare”. Il giudizio sul rating sovrano della Grecia resta sempre CCC, che “riflette il rischio di default nei confronti del settore privato, più che del pubblico”. Insomma, secondo Fitch, l’eventuale nuovo ritardo nel rimborso dei debiti verso il FMI non rappresenterebbe di per sé uno stato di default. L’agenzia di rating sottolinea, però, che il raggruppamento di tutte le rate sul debito in un’unica soluzione indica una situazione di sofferenza per le banche elleniche, con un livello di criticità che tende a crescere ogni giorno di più.
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