Aumenta o non aumenta? Il dibattito sull’IVA è ormai all’ordine del giorno, in vista dell’approssimarsi del 1 ottobre, data fatidica in cui, senza appositi interventi, scatterà l’aumento dell’aliquota al 22%.
L’altro fronte caldissimo è quello rappresentato dalle ripetute promesse del Governo in materia di riduzione del cuneo fiscale, che in Italia ha assorbito il 47,6% del costo del lavoro nel solo 2012 (la media dei 34 paesi Ocse è del 35,6 per cento).
Sebbene il presidente del Consiglio Enrico Letta, ospite ieri sera a Porta a Porta, abbia dichiarato:
Non c’è alternativa tra l’aumento dell’Iva e cuneo fiscale, son due cose molto diverse,
il dibattito continua ad infiammare gli animi.
Bozza DEF: Priorità cuneo fiscale
La riduzione del cuneo fiscale è, infatti, tra i provvedimenti "in via prioritaria" che dovranno essere adottati nei "prossimi mesi". È quanto prevede l’Agenda per la crescita, aggiornamento del Piano nazionale di riforma, allegata alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza che verrà presentata il 20 settembre.
Dello stesso parere il capoeconomista e vicesegretario generale dell’OCSE, Piercarlo Padoan, intervistato da Radio1 Rai:
L’abbiamo detto e ribadito più volte basandoci su un’evidenza empirica molto ampia: bisogna passare dalla tassazione dei redditi a quella dei consumi e dei patrimoni. Se si abbassa il costo del lavoro e se le imprese hanno una situazione di fiducia più solida, investiranno di più e i redditi dei lavori aumenteranno. Non è che se non si abbassa l’Iva non si sostengono i consumi, si sostengono comunque i consumi, ma in un altra maniera.
Associazioni consumatori: scongiurare aumento IVA
Federconsumatori e Adusbef usano tuttavia toni perentori per ribadire l’assoluta necessità di evitare l’aumento dell’IVA:
Nell’ambito del dibattito relativo all’eliminazione dell’incremento Iva e al taglio del cuneo fiscale siamo convinti che prevalga la necessità dell’intervento sull’Iva. Come sosteniamo da tempo, infatti, si tratterebbe di un’operazione demenziale ed irresponsabile, in grado di creare profondi danni all’intera economia, specialmente in una fase caratterizzata da una forte crisi del potere di acquisto e da una grave contrazione dei consumi. L’aumento dell’Iva, infatti, avrà un impatto su 60 milioni di cittadini, una platea certamente più ampia rispetto a quella che beneficerebbe di un intervento sul cuneo fiscale. Naturalmente non siamo contrari a questa misura: ben venga ogni intervento che vada nella direzione di una maggiore competitività delle imprese. Si tratta però, di dare la priorità alla strategia più urgente ed utile alla ripresa economica del Paese.
Secondo le associazioni dei consumatori, infatti, l’eliminazione dell’aumento IVA avrebbe effetti negativi per tutti:
- per i cittadini, che rischiano di subire pesanti aumenti su prezzi e tariffe pari, secondo le stime dell’Osservatorio nazionale Federconsumatori, a +207 euro annui;
- per le imprese ed i professionisti, che dovrebbero far fronte ad un aumento generalizzato dei costi;
- per lo Stato, che, a causa dell’ulteriore spinta dell’aumento IVA verso la contrazione dei consumi e l’aumento delle prestazioni in nero, andrebbe incontro ad una riduzione dei propri introiti.
Dello stesso parere il Codacons, che ha commentato:
La priorità resta non aumentare l’Iva, più del taglio del cuneo fiscale, più dell’IMU sulla prima casa o degli incentivi per assumere giovani.
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