Conte bis: tutti i nodi da sciogliere

Fiammetta Rubini

28 Agosto 2019 - 10:10

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Il PD ha aperto a un Conte bis, ma dai nomi dei ministri al programma di governo, ci sono ancora tanti nodi da sciogliere. Il punto della situazione.

Conte bis: tutti i nodi da sciogliere

Se finora il dialogo tra Movimento 5 Stelle e PD si era inceppato sul nome del premier, adesso sembra che la proposta di Luigi Di Maio di ripristinare Giuseppe Conte a Palazzo Chigi non trovi più davanti il muro dei dem.

L’alleanza M5S-PD con un Conte bis è ormai l’ipotesi più accreditata, ma riuscirà davvero a governare l’Italia senza cadere negli stessi errori degli ultimi 14 mesi?

L’intesa nasce principalmente su due fondamenta: evitare le nuove elezioni e tenere lontano la Lega, per tranquillizzare l’UE e i mercati. Ma non è da escludere che la nuova maggioranza sia litigiosa come lo è stata quella giallo-verde, senza considerare che la nuova finanziaria lacrime e sangue potrebbe creare grandi problemi al prossimo esecutivo, portando acqua al mulino di Salvini all’opposizione.

Aperta la via del Conte bis, restano alcune spinosità da risolvere. Ecco quali sono.

Il ruolo di Conte: figura super partes o quota 5 Stelle?

In primo luogo proprio il ruolo di Conte: se per i 5 Stelle quello del professore di diritto privato sarà da considerare una figura super partes, per il PD il premier uscente è più vicino ai pentastellati. Inoltre Conte, per i zingarettiani, rappresenta il vecchio governo gialloverde, ed è per questo motivo che finora si erano trincerati su questa posizione proponendo la carta Roberto Fico.

Di Maio vicepremier

Se le riserve su Conte premier del governo giallorosso sembrerebbero sciolte, lo stesso non si può dire sul ruolo di Luigi Di Maio nel nuovo esecutivo. Si tratta di un’impasse da cui sarà difficile uscire in queste ultime ore cruciali: i 5 Stelle insistono sul ruolo di Di Maio vice-premier, mentre il PD intende ridimensionare il leader pentastellato oltre che eliminare la diarchia del modello precedente. Un unico vicepremier, insomma, (che potrebbe essere Andrea Orlando, vice di Zingaretti).

Il voto su Rousseau

Un’altra criticità è rappresentata dal voto su Rousseau, la piattaforma degli iscritti al M5S. Di Maio ha annunciato che Rousseau sarà centrale per l’approvazione o meno della futura proposta di governo, ovvero l’alleanza con il PD. Ma il voto su Rousseau è sicuro e affidabile? Ecco come funziona la piattaforma 5 Stelle

Il commissario italiano a Bruxelles

L’Italia non ha ancora indicato il nome del prossimo commissario italiano a Bruxelles. Dopo le tensioni causate da Salvini, il nuovo governo italiano è una partita anche europea. Dalle indiscrezioni sembra che il commissario sarà del PD: nelle stanze di Palazzo Chigi sono circolati i nomi di Roberto Gualtieri, Paolo Gentiloni ed Enrico Letta. Ora, però, anche i 5 Stelle rivendicano quell’incarico.

I ministri dell’Economia e delle Infrastrutture

Un’altra grande problematicità riguarda il toto-ministri, specie per i dicasteri più sensibili come Economia e Infrastrutture. Via Toninelli, al suo posto potrebbe arrivare Paola De Micheli o Roberto Morassut del PD. Per i 5 Stelle il nome in ballo sarebbe quello di Stefano Patuanelli, capogruppo M5S al Senato.

Quanto all’Economia, tra i nomi del successore di Giovanni Tria troviamo Antonio Misiani, Roberto Gualtieri e Pier Carlo Padoan, tutti della squadra PD. Per saperne di più leggi anche Governo: chi sarà il nuovo Ministro dell’Economia?

Conte-bis: i nodi del programma

Per quanto riguarda il programma di governo, aspettiamoci pure che i campi su cui potrebbe svolgersi il duello più feroce tra 5 Stelle e PD saranno banche e autostrade. La vicenda Banca Etruria e gli altri scandali bancari legati agli esponenti del Partito Democratico potrebbero riemergere e creare caos al momento della stesura del nuovo programma. Un altro motivo di scontro potrebbe essere la revoca delle concessioni autostradali richiesta dai pentastellati, che si sono scagliati contro Autostrade per l’Italia dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova. Una campagna che non troverebbe l’appoggio dei democratici.

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