Il Giappone torna in recessione e ora l’Abenomics finisce sotto accusa. Il premier Abe, però, è pronto ad aumentare la posta in gioco: vuole altro potere per rilanciare definitivamente l’economia e allontanare per sempre lo spettro della deflazione
Negli ultimi due trimestri dell’anno il Giappone ha registrato una clamorosa decrescita, che di fatto ha riportato il paese del Sol Levante in uno stato di recessione tecnica. Il pil del terzo trimestre è sceso a sorpresa dello 0,4% su base congiunturale e dell’1,6% su base tendenziale, mentre gli economisti avevano prospettato una crescita di mezzo punto percentuale. Nel secondo trimestre il paese aveva registrato un clamoroso tonfo del 7,3%, a seguito dell’aumento dell’Iva all’8% dal 5% che aveva fatto crollare i consumi privati. La lotta alla deflazione così non va.
L’Abenomics ha visto la banca centrale nazionale mettere in campo l’artiglieria pesante, con stimoli monetari da oltre 700 miliardi di dollari all’anno. Tutto ciò ha ridato slancio all’export, grazie alla caduta dello yen, e riportato l’asticella dell’inflazione al 3%. Tutto bene, anzi no. L’aumento dell’Iva all’8% (ma ottobre 2015 ce ne sarebbe un altro al 10%) ha frenato i consumi. Inoltre i salari non sono cresciuti negli ultimi mesi, così il potere d’acquisto delle famiglie è calato. L’incremento dell’Iva al 10% dovrebbe così essere rinviato al 2017, mentre il premier Shinzo Abe dovrebbe chiedere le elezioni anticipate.
L’obiettivo del leader nazionalista nipponico è quello di farsi consegnare le chiavi del Parlamento senza alcuna restrizione per continuare la sua lotta contro la deflazione. A fine ottobre la Bank of Japan ha annunciato l’aumento del piano di quantitative easing a 80mila miliardi di yen all’anno, ma questa manovra da sola potrebbe non essere sufficiente a risollevare l’economia. Serve uno shock fiscale per allontanare rapidamente lo spettro del 1997, quando fu aumentata l’Iva al 5% con effetti funesti per il paese. Tokyo tornò in recessione e in uno stato cronico di deflazione. Bisogna considerare che oggi il pil nominale del Giappone è addirittura inferiore dell’8% circa rispetto al 1997.
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