Germania, minijobs: abbassano la disoccupazione, ma aumentano lo sfruttamento. Cosa sono e come funzionano?

Vittoria Patanè

24/10/2013

Germania, minijobs: abbassano la disoccupazione, ma aumentano lo sfruttamento. Cosa sono e come funzionano?

Un servizio di Ballarò mandato in onda il 22 ottobre ha fatto emergere anche in Italia la questione dei minijobs tedeschi. Oggi in tutta Europa si guarda alla Germania come a un esempio da seguire: i conti sono in ordine, la crisi non ha fatto troppi danni e il tasso di disoccupazione, nonostante ad ottobre sia salito al 6,9%, rimane tra i più bassi del mondo.

Ma forse, scavando meglio in questa realtà, ci si rende conto, come dice Ballarò, che “non è tutto oro quello che luccica”. Ad abbassare l’indice di disoccupazione tedesco contribuiscono infatti anche i cosiddetti minijobs, impieghi esenti da tasse e contributi, ma pagati meno di 450 euro al mese.

I pareri sui minijobs sono molti e discordanti, tra chi parla di giusta flessibilità e chi arriva addirittura a menzionare la “riduzione in schiavitù”, la distanza sembra incolmabile. Dal canto nostro, noi di Forexinfo.it cerchiamo di far luce sulla situazione e di far capire ai nostri lettori come funzionano gli ormai famosi minijobs.

Minijobs: cosa sono e come funzionano?

Le riforme varante in Germania nel corso dell’ultimo decennio hanno permesso al Paese di resistere alla crisi meglio degli altri. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, le modifiche sono andate verso la flessibilità, con un incremento sostanziale degli impieghi part-time e dei cosiddetti lavori marginali o minijobs.

Le caratteristiche principali dei minijobs sono essenzialmente 4:

  • è un lavoro temporaneo;
  • garantisce uno stipendio massimo di 450 euro al mese (non 400 come riportato da Ballarò, perché dal 1°gennaio 2013 è entrato in vigore un aumento da 400 a 450 euro al mese);
  • nessuna tassa e nessun contributo da pagare per i dipendenti;
  • contributi minimi per i datori di lavoro.

Ma non fatevi ingannare dalle apparenze, perché se non pagare tasse o contributi per molti potrebbe sembrare un sogno, in realtà questo implica che il dipendente non accumulerà niente per la futura pensione.

Secondo i dati diramati da Karl Brenke, analista DIW, l’Istituto di ricerche economiche con sede a Berlino:

“Non avendo maturato sufficienti contributi, tutti questi lavoratori o una gran parte di essi non avranno una pensione adeguata e saranno costretti a ricorrere al welfare per poter vivere”.

In base agli stessi dati inoltre, 2/3 dei minijobs sono svolti da donne a causa delle minori ore di lavoro richieste.

La Germania e l’occupazione.

Dal 2002 ad oggi in Germania sono stati creati più di 2,5 milioni di posti di lavoro che hanno permesso di far scendere il tasso di disoccupazione al 6,9% (meno di 3 milioni di persone).

Tra gli occupati, il numero di lavoratori assunto con “contratto minijob" è di 7,3 milioni di persone, più di due volte e mezzo del numero dei disoccupati, il che vuol dire che essi rappresentano il 20% dei lavoratori tedeschi. Una cifra non da poco se si pensa che lo stesso 20% può essere considerato, in definitiva, sottoretribuito.

Di seguito vi proponiamo un grafico aggiornato al 2012 e diramato dalla Consejeria de Empleo y Seguridad Social spagnola che fotografa in quali settori sia più attivo il lavoro marginale, quanto dura in media e quante persone coinvolge:

Tirando le somme la situazione occupazionale della Germania oggi è caratterizzata da un lato, da un bassissimo tasso di disoccupazione, ma dall’altro da salari bassi e da contributi pensionistici del tutto inesistenti che in futuro potrebbero gravare pesantemente sul welfare tedesco e sugli stessi cittadini.

A questo punto sorge spontanea una domanda: siamo proprio sicuri di voler prendere esempio da loro?

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# Lavoro

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