Germania fuori dall’Euro? La Francia ne sarebbe felicissima

Federica Agostini

25/11/2013

Traduciamo da Naked Capitalism questo articolo dal titolo "Perché la Germania dovrebbe uscire dall’Euro" di Wolf Richter. È ora che la storia dell’Euro prenda una nuova direzione?

Germania fuori dall’Euro? La Francia ne sarebbe felicissima

Chi trarrebbe vantaggio da un’Eurozona senza Germania? Avevamo già parlato del tema "Germania fuori dall’Euro", oggi torniamo a farlo con Wolf Richter, autore del testo che traduciamo di seguito, che passa in rassegna le 5 ragioni indicate dall’analisi del gruppo bancario BPCE dal titolo: "Sulla pura base macroeconomica, la Germania dovrebbe lasciare l’Euro".

Dalla Francia: fuori la Germania dall’Euro

Il governo francese lotta per mantenere la propria posizione di rilievo. François Hollande è diventato il presidente meno apprezzato da quando i sondaggi iniziati nel 1958 tengono memoria. Per salvarsi la pelle, il Primo Ministro Jean-Marc Ayrault ha proposto una riforma totale del sistema fiscale che confonde anche su chi deve pagare cosa, un’iniziativa impossibile contrastata da scioperi e proteste. Ayrault non ha nemmeno informato il ministro dell’Economia Pierre Moscovici che, preso alle spalle, ha deciso di non lasciarsi "seppellire vivo" ed ha detto:

In questa amministrazione è in atto una lotta per la sopravvivenza politica.

All’estrema destra, Marine Le Pen, leader del Fronte Nazionale, dice con clamore ormai da anni "lasciamo che l’Euro muoia di morte naturale". Portare la Francia fuori dall’Euro è parte della soluzione proposta da Marine Le Pen per uscire dal pantano economico. Tuttavia, poiché si tratta della sua idea, l’elite politica che si succede al governo ormai da decenni ha deciso di non darle in alcun modo importanza.

All’improvviso poi, ecco la soluzione che viene presentata con grafici ed in termini economici talmente semplici che anche un politico sarebbe in grado di comprenderla. Sembrerebbe un’idea molto ben ragionata e senza evidente orientamento politico ad essa associato. La soluzione in questo caso arriva da una delle banche più grandi di Francia, il Gruppo BPCE che quasi nessuno conosce.

Il Groupe BPCE è nato nel 2009 dopo un salvataggio del governo ed una quasi contemporanea fusione tra la Caisse Nationale des Caisses d’Épargne e la Banque Fédérale des Banques Populaires. Nella grande rete di banche cooperative, ognuna continua ad esistere col proprio marchio, è questo quello che vedono i clienti. La BPCE è immensa: detiene 1.150 miliardi in asset e possiede circa il 20% dell’intero mercato bancario nazionale.

È così che arriviamo a Natixis, sussidiaria di gestione e investimento del gruppo, che ha pubblicato un pungente studio pensato per influenzare la politica dal titolo: "Sulla pura base macroeconomica, la Germania dovrebbe lasciare l’Euro".

La Germania dovrebbe togliersi dai piedi affinché gli altri paesi possano svalutare in modo tale da rimanere nell’Euro. Francia, Italia, Spagna, Grecia etc. l’hanno sempre fatto, in un modo o nell’altro, prima che l’euro portasse via loro quell’ingegnoso strumento di distruzione del denaro. Sarebbe la soluzione ideale per la Francia.

Ammettendo che non vi siano motivi economici per giustificare la creazione di una unione monetaria, il rapporto indica le 5 ragioni per le quali la Germania dovrebbe uscire dall’Euro. Infine poi, una soluzione alternativa: se la Germania vuole rimanere nell’Euro, deve pagare.

1. Asimmetrie nei cicli economici

Tra il 2002 ed il 2005, mentre la crescita economica della Germania era stagnante, il resto d’Europa cresceva. Dall’inizio della crisi finanziaria invece accade il contrario. Stesso discorso vale per la disoccupazione. Tra il 2002 ed il 2005 il tasso di disoccupazione è arrivato alle stelle in Germania, mentre scendeva nel resto d’Europa. Dal 2008, la disoccupazione ha iniziato a diminuire in Germania per subire invece un’impennata nel resto d’Europa arrivando ad un massimo storico del 15%.

Tale asimmetria è basata sul credito. In Germania, la crescita o la mancanza di questa è largamente indipendente dal credito. Tuttavia, nel resto d’Europa la crescita è in gran parte basata sull’imponente crescita del credito, in questo modo mentre il credito si gonfiava prima della crisi finanziaria, anche le economie crescevano. Quando, poi, il credito è arrivato al collasso, l’economia si è ritrovata nelle sabbie mobili.

Per via di questa asimmetria, sostiene il report, non è appropriata una politica monetaria comune per l’Eurozona.

2. Indebolimento dei legami commerciali tra Germania e resto dell’Eurozona

Dopo la crisi finanziaria, le esportazioni dalla Germania al resto d’Europa hanno subito un ingente calo. Tuttavia, la Germania non ha gettato la spugna affondando in una profonda recessione. Anzi, ha spinto fortemente sulle esportazioni verso altre zone del mondo.

Così il 2012 si è trasformato nell’anno della ripresa delle esportazioni, ma il numero di quelle dirette verso l’Eurozona è passato dal 45% del periodo pre-crisi, al 35% circa.

Questo indebolimento dei legami commerciali indica come apparentemente la Germania sia più legata al resto del mondo, che all’Eurozona.

3. Asimmetrie struttuali

Ne esistono un gran numero. Ad esempio, il 35% del PIL in Germania è associato al settore manifatturiero e dei servizi, nel resto dell’Eurozona questa percentuale scende al 20%. Il mercato del lavoro in Germania è più flessibile rispetto alla rigidità che caratterizza la situazione in altre zone.

Il tasso di povertà aumenta più velocemente in Germania che nel resto d’Europa (dall’11% nel 1999 al 16.1% nel 2012, laddove nel resto d’Europa lo stesso tasso è aumentato "soltanto" dl 15.7% al 17.5%). Il tasso di risparmio in Germania, che vede un rapido invecchiamento della popolazione, è più alto che nel resto dell’Eurozona (questa è una motivazione piuttosto spuria: con l’eccezione della Francia, il tasso di invecchiamento della popolazione è in aumento in molti paesi dell’Eurozona, in Italia più che altrove).

4. Esigenze diverse sui tassi di cambio

La Germania "preferisce" un Euro più forte, spiega il rapporto; il resto dell’Eurozona ha bisogno di una valuta più debole per ritrovare competitività sul mercato delle esportazioni.

5. Impossibilità dell’Eurozona di fare "svalutazione interna"

La "svalutazione interna" è da sempre l’emblema degli sforzi compiuti dalle economie del Sud Europa per risollevarsi da terra: abbassare i salari e rendere più competitiva la produzione. Tagliare sui redditi delle famiglie si supponeva potesse essere una soluzione alla crisi. Questo è quello che è successo grosso modo in Spagna, a danno dei lavoratori e con risultati confusi per l’economia. Tuttavia, lo stesso non può accadere in Francia dove l’elevato costo del lavoro, per lo più dovuto alle tasse imposte, ha raggiunto limiti estremi. La popolazione non se ne starà in disparte permettendo che i propri salari vengano decurtati. Per la Francia, l’unica soluzione sarebbe una svalutazione massiccia.

Salvare l’Euro così com’è: condizioni per la Germania

Ad ogni modo, le speranze non sono tutte vane, conclude il rapporto. Per salvare l’Euro così com’è, con la Germania annessa, debbono accadere tre cose:

  • Accettare la concentrazione di crescita del settore industriale e dei servizi in Germania;
  • Accettare la migrazione dei lavoratori dagli altri paesi alla Germania (già in piena fermentazione);
  • Imporre dei trasferimenti fiscali, "trasferimenti di correzione" li chiama il rapporto, dalla Germania agli altri paesi dell’Eurozona che in questo modo potrebbero mantenersi a galla.

In questo modo, i contribuenti tedeschi potrebbero dare sussidio finanziario agli altri governi. La Francia adorerebbe una soluzione di questo tipo.

Questo rapporto sembra avere almeno due obiettivi: portare l’establishment politico francese a considerare seriamente l’Euro e, contemporaneamente, dare alla Germania un contesto politico ed economico in cui l’Euro sia senza ombra di dubbio una scelta: accettare di sussidiare gli altri paesi o lasciare l’Eurozona.

Sicuramente, questa teoria farà presa in Germania.

La Germania fuori dall’Euro non sarebbe sola

Se la Germania dovesse lasciare l’Euro, l’Austria che le è economicamente agganciata, vorrebbe immediatamente formare un’unione monetaria cui, in seguito, potrebbero aggiungersi altri paesi. Ecco, questo sarebbe l’Euro del nord, disegnato dalla Francia!

Ma il governo francese è disperato. Le speranze che l’economia possa miracolosamente voltare l’angolo sono ormai svanite e la pressione inizia a crescere. Il tasso di disoccupazione aumenta, le aziende hanno bisogno di essere salvate e nessuno ha altre soluzioni. Un giorno, quest’idea proposta da un’entità super partes, la più grande banca retail di Francia, potrebbe guadagnare un certo consenso all’interno della classe politica e quando questo accadrà, i risultati saranno imprevedibili e assai disordinati.

"Insurrezione" è un concetto che ricorre tra i media francesi, sebbene si tratti più di una esagerazione che di una vera descrizione. Si potrebbe parlare di "malcontento fiscale", ma non sarebbe abbastanza.

Per il presidente Hollande, è ora di dare una svolta a questa debacle.

L’autore: Wolf Richter

L’autore di questo articolo pubblicato su Naked Capitalism è Wolf Richter, imprenditore di San Francisco specializzato in start up ed editorialista con comprovata esperienza su scala mondiale. Richter, scrive principalmente di economia e finanza ed è autore di due libri: "Big like: cascade into an Odissey" e "Testosterone Pit" che dà il nome al suo blog.

Traduzione di Federica Agostini da Naked Capitalism - Wolf Richter, French Megabank: “Germany Should Leave The Eurozone”

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