Il gas dall’Ucraina verso l’Europa si ferma: cosa è successo e conseguenze

Violetta Silvestri

11/05/2022

11/05/2022 - 15:38

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Non è ancora un vero allarme, ma un’allerta sì: il gas russo che transita in Ucraina destinato all’Europa è stato in parte fermato, complici le operazioni belliche. Cosa significa per l’Italia?

Il gas dall’Ucraina verso l’Europa si ferma: cosa è successo e conseguenze

Nuova scossa per l’Europa sul fronte crisi energetica e nello specifico del gas.

Mercoledì 11 maggio l’Ucraina ha sospeso il flusso di gas naturale russo verso l’Europa, accusando Mosca di aver deviato le forniture dalla rete di gasdotti.

Il combustibile russo, una fonte di energia fondamentale per la Germania e molte altre economie dell’Ue come l’Italia, ha continuato a fluire ininterrottamente attraverso i gasdotti in tutta l’Ucraina da quando il presidente Vladimir Putin ha ordinato l’invasione delle truppe a febbraio.

Tuttavia, in una dichiarazione alla fine di martedì 10 maggio, l’operatore del sistema di trasporto del gas ucraino ha affermato di aver deciso di sospendere il passaggio in un importante punto di transito a causa di “interferenze da parte delle forze di occupazione”.

Si tratta della stazione di Sokhranivka, che gestisce fino a 32,6 milioni di metri cubi al giorno, ovvero circa un terzo del gas russo che scorre attraverso l’Ucraina verso l’Europa: cosa significa lo stop e quali immediate conseguenze, anche per l’Italia?

Gas russo verso l’Europa: il flusso via Ucraina si blocca

Il transito attraverso l’Ucraina del gas russo non è di poco conto e vanta una fornitura, come indicato dai dati Bruegel aggiornati all’11 maggio, di circa 653 milioni di metri cubi.

Per questo, la novità dello stop di transito da una stazione di ingresso del combustibile in Ucraina ha scatenato il panico in Europa.

Cosa è successo? Incolpando la presenza delle forze di occupazione per la sospensione, l’operatore del gasdotto ucraino ha dichiarato il 10 maggio che avrebbe reindirizzato il gas dal punto di transito di Sokhranivka, che si trova in un’area occupata dalle forze russe, a un altro in un’area controllata dall’Ucraina.

Tuttavia la compagnia statale russa del gas, Gazprom, ha affermato che una tale riconfigurazione sarebbe “tecnicamente impossibile”, aggiungendo che non vedeva alcun motivo per l’interruzione.

“Il transito attraverso Sokhranivka è stato fornito in pieno, non ci sono stati reclami da parte delle controparti e non ce ne sono”, si legge nella dichiarazione pubblicata sul suo canale Telegram ufficiale. “Gazprom adempie pienamente a tutti i suoi obblighi nei confronti dei consumatori europei, fornisce gas per il transito in conformità con il contratto e l’accordo con l’operatore, i servizi di transito sono interamente pagati.”

Le richieste di passaggio del gas russo via Sokhranivka per l’11 maggio, intanto, sono scese a zero, secondo i dati dell’operatore mostrati all’inizio di mercoledì.

Il punto di transito di Sudzha potrebbe aggiungere 13 milioni di metri cubi al suo flusso di gas per aiutare a compensare lo shock.

Ma la carenza renderebbe più difficile riempire i serbatoi di stoccaggio prima dell’inverno e accelererebbe i piani dell’Europa di abbandonare le importazioni di gas russo secondo le valutazioni di alcuni analisti.

Stop gas russo dall’Ucraina: quale impatto sull’Italia?

Oltre all’immediato effetto sul prezzo del gas, che nel benchmark di riferimento europeo di Amsterdam è balzato oltre i 100 euro per megawattora e ora scambia poco al di sotto, ci si chiede quale possa essere l’impatto di questo improvviso stop nel flusso di gas verso l’Europa.

E anche verso l’Italia. Secondo i dati Snam, i flussi di gas odierni, dell’11 maggio, da Tarvisio (da dove entra il gas russo che transita anche dall’Ucraina) sono stati in calo rispetto al giorno precedente, tuttavia compensati da maggiore entrata di combustibile da Nord a Passo Gries. Alle 14.00 risultavano in entrata dal Friuli 1,5 milioni di metri cubi di gas all’ora, a fronte dei circa 1,8 milioni della giornata di ieri.

Non sembrerebbero esserci sconvolgimenti nel piano di stoccaggio, che si fa in questo periodo. Occorrerà capire come tale situazione si evolverà.

Intanto, però, Gazprom ha annunciato l’arrivo odierno di 72 milioni di metri cubi, invece dei 95,8 milioni di m3 previsti in consegna in Europa. La conferma sarebbe del portavoce della società, Sergey Kupriyanov.

La questione, quindi, non è risolta e lascia i commercianti di gas europei nervosi. Il declino dell’arrovo di gas in Europa “non è catastrofico, ma suona il campanello d’allarme per ciò che potrebbe esserci in serbo”, ha affermato Bjarne Schieldrop, analista capo delle materie prime di SEB.

L’Ucraina può garantire il trasporto sicuro del gas solo attraverso il territorio che controlla, motivo per cui si è offerta di reindirizzare, ha affermato la compagnia nazionale Naftogaz.

Sokhranivka e Sudzha sono due punti chiave al confine tra Russia e Ucraina che ricevono flussi da Gazprom per il transito verso l’Europa. Ecco perché la tensione sta crescendo.

Gli impianti di stoccaggio del gas dell’Ue sono pieni per circa il 37%, secondo i dati di Gas Infrastructure Europe. È normale per il periodo dell’anno, ma ben al di sotto dell’obiettivo dell’80% che il blocco ha fissato per novembre.

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