Francia, destra e sinistra nel governo Macron: scenario possibile anche da noi?

Alessandro Cipolla

18 Maggio 2017 - 16:06

Ufficializzata in Francia la composizione del governo del Presidente Emmanuel Macron: ci sono esponenti di tutti gli schieramenti, uno scenario questo possibile anche da noi?

Francia, destra e sinistra nel governo Macron: scenario possibile anche da noi?

Cala il sipario in Francia sulla composizione del nuovo governo Macron: dentro ci sono esponenti di tutti gli schieramenti politici, con la domanda che sorge spontanea è che se mai un giorno anche da noi si possa arrivare a uno scenario simile.

Non è durato più di 24 ore il mistero relativo alla composizione del governo di Emmanuel Macron. Con un giorno di ritardo rispetto alla tabella di marcia, il nuovo Presidente francese ha infatti reso noto i nomi che andranno a comporre il suo esecutivo.

Dopo la nomina di Edouard Philippe come Primo Ministro, ecco dunque svelati i 18 ministri e 4 sottosegretari che andranno a formare questo governo targato En Marche! e presieduto da Emmanuel Macron, il nuovo enfant prodige della politica Transalpina.

Un governo quello voluto da Macron che è un autentico melting pot politico, dove hanno trovato spazio repubblicani, centristi, radicali, socialisti e anche molti esponenti della società civile per un esecutivo che può quasi essere definito bipartisan.

Il governo di Emmanuel Macron

Come annunciato in sede di campagna elettorale, il governo Macron è una sostanziale sintesi tra le parti. Oltre alla perfetta parità di genere, undici uomini e altrettante donne, nell’esecutivo trovano spazio esponenti provenienti da diverse aree politiche, ovvero quasi tutte quelle presenti in Francia tranne le più estremiste.

La rappresentanza repubblicana è guidata da Edouard Philippe, il giovane e poco conosciuto sindaco di Le Havre ed ex portavoce di Alain Juppé a cui è stato affidato il delicato incarico di Primo Ministro.

Sempre dal Partito Repubblicano vengono poi Bruno Le Maire, nominato ministro dell’Economia e partecipante alle primarie vinte da Fillon, oltre che il molto giovane Gerard Darmanin indicato come nuovo ministro delle Finanze.

La pattuglia socialista invece viene capeggiata dall’ex ministro di Hollande Jean-Yves Le Drian che si occuperà del dicastero degli Esteri, mentre l’ormai macroniano al 100% Gérard Collomb sarà ministro degli Interni.

Il partito centrista e marcatamente europeista MoDem potrà contare invece su Francois Bayrou come ministro della Giustizia e sulla eurodeputata Sylvie Goulard che si andrà a occupare della Difesa.

Tra gli incarichi principali, spiccano anche il ministero della Salute affidato alla dottoressa Agnes Buzyn, quello dell’Ambiente al giornalista Nicolas Hulot e quello dello Sport alla ex schermitrice Laura Flessel.

Tutti le altre caselle sono state poi riempite ad esponenti tecnici, del partito di En Marche!, dai radicali e da altre figure sempre assimilabili sia al Partito Repubblicano sia a quello Socialista.

Un modello Macron anche in Italia?

La composizione così variegata del governo Macron ha diverse motivazioni. La prima è che En Marche! è un partito nato soltanto da circa un anno, di conseguenza al suo interno non presenta figure della caratura necessaria per ricoprire incarichi di governo.

Quello che è a tutti gli effetti un partito personale, tanto che già si sta ipotizzando la nascita di un nuovo soggetto politico, ha avuto quindi bisogno di pescare tra le altre forze politiche e nella società civile per poter allestire l’esecutivo.

Un altro motivo è da ricercare poi nelle imminenti elezioni legislative francesi. Il prossimo 11 giugno infatti si tornerà a votare Oltralpe per eleggere i nuovi membri del Parlamento, dove Macron rischierebbe di non avere la maggioranza.

Se alle presidenziali i francesi hanno votato la figura del giovane nuovo Presidente, En Marche! non ha una così grande forza per imporsi anche con i vari candidati nei collegi dove si sfideranno i vari partiti.

Queste nomine bipartisan quindi hanno anche lo scopo di cercare di allargare ulteriormente la base elettorale di En Marche!, che vuole così esorcizzare il pericolo di non avere dopo la vittoria del 7 maggio una solida maggioranza parlamentare.

Elezioni legislative a parte, rimane il fatto del grande cambiamento che rappresenta per la Francia la vittoria di Emmanuel Macron. La nascita politica e il successo maturato in pochi mesi dal Presidente francese è molto indicativo sul nuovo corso elettorale che sta serpeggiando in tutta Europa.

In Italia un exploit del genere sarebbe mai possibile? Difficile, ma questo soprattutto in virtù della differente legge elettorale, qualsiasi sia quella che da noi verrà decisa e adottata si spera nel più breve tempo possibile.

Anche se è risultato essere in testa dopo il primo turno, è stato grazie al ballottaggio che Macron è diventato il nuovo Presidente. Con un sistema di voto come quello francese, anche da noi una vittoria di un candidato simile o del Movimento 5 Stelle sarebbe stata molto probabile.

Una figura come Matteo Renzi, in certi aspetti molto assimilabile a quella di Emmanuel Macron, ha avuto bisogno del megafono rappresentato dal Partito Democratico per poter emergere sul palcoscenico nazionale.

Governi bipartisan da noi sono sempre esistiti e tanti altri ne vedremo, una sorta di indipendente invece che dal nulla fonda un partito e vince finora è un’impresa riuscita finora solo a Silvio Berlusconi, che però dalla sua aveva un enorme potere mediatico e comunicativo.

Una figura come Macron slegata dai grandi partiti è quindi molto improbabile in Italia, a meno che come il leader di Forza Italia non ci sia una persona già molto famosa e che possa godere anche delle simpatie dei mezzi di comunicazione, altrimenti emergere sarebbe quasi impossibile.

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