La banca centrale cinese ha deciso di tagliare i tassi per stimolare l’economia nazionale, che continua a mostrare evidenti segnali di difficoltà. Giù lo yuan sul dollaro
Venerdì la People’s Bank of China ha sorpreso non poco gli investitori, annunciando il taglio dei tassi di interesse dopo ben due anni dall’ultimo ritocco. Il governatore Zhiu Xiaochuan ha dato il via a un nuovo allentamento monetario per sostenere un’economia in evidente difficoltà, che soffre particolarmente per l’elevato debito locale (secondo S&P la metà di questo debito è “spazzatura”) e per la caduta del settore immobiliare (prezzi delle case giù del 10% in dieci mesi).
Fanno paura soprattutto i prestiti difficili, che sono aumentati di quasi 12 miliardi di dollari nel giro di un trimestre. Rallenta anche l’economia, con la produzione industriale cresciuta al ritmo più lento degli ultimi 5 anni e l’inflazione ancorata intorno all’1,6%. In questo contesto i tassi di interesse reali sono aumentati fino a intaccare le risorse finanziarie delle imprese, facendo incrementare il rischio di default per le più in difficoltà.
Per allievare le sofferenze dell’economia nazionale, la PBOC ha ridotto il tasso sui prestiti a un anno di 40 punti base al 5,6% mentre il tasso sui depositi a un anno è stato abassato di 25 punti base al 2,75%. L’istituto monetario di Pechino ha annunciato anche un’iniezione di liquidità da 50 miliardi di yuan, ovvero circa 8,2 miliardi di dollari. Sul fronte valutario lo yuan cinese è tornato a deprezzarsi sul dollaro.
Il tasso di cambio USDCNH (offshore), quello aperto anche alle contrattazioni per gli investitori esteri, è salito da 6,1210 a 6,1380, avvicinandosi ai top del mese in corso posti a 6,1420. Dopo il robusto apprezzamento dello yuan, avvenuto nella seconda parte dell’anno, il cambio potrebbe tornare a salire come avvenuto come avvenuto tra febbraio e maggio scorso quando la quotazione passò da 6,04 circa a 6,27.
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