L’agenzia di rating Fitch ha tagliato le stime sul pil cinese, dichiarando di attendersi una crescita media del 5% nel prossimo decennio. Gli investitori, sempre più disorientati, si rifugiano nello yen
I mercati asiatici hanno aperto la nuova ottava in rosso, in scia all’annuncio di Fitch relativo al taglio shock delle stime di crescita sulla Cina. L’agenzia di rating ha dichiarato che la seconda economia mondiale dovrebbe già da quest’anno abbandonare il consueto tasso di crescita superiore (o tuttalpiù uguale) al 7%, per portarsi al di sotto di questo valore da qui ai prossimi dieci anni. Secondo gli esperti di Fitch nel 2015 la Cina dovrebbe crescere del 6,8%, ma il prossimo decennio sarà verosimilmente caratterizzato da un tasso di crescita mediamente intorno al 5%.
Fitch si aspetta una maggiore volatilità di breve termine sia nell’economia che sui mercatri finanziari domestici, dopo il picco avvenuto sul finire di agosto. Ad oggi, secondo quanto calcolato dalla Banca per i Regolamenti Internazionali, è in corso un deflusso record di capitali dalla Cina, che aumenta tantissimo le probabilità di una pericolosa crisi bancaria da qui a tre anni. Il maxi taglio delle stime sulla Cina da parte di Fitch ha fatto tornare rapidamente in auge lo yen, vera mina vagante in questa fase di turbolenza dei mercati finanziari.
La valuta nipponica riesce ad apprezzarsi per lo più nelle fasi di panic selling, in particolare quando affiorano forti preoccupazioni sulla stabilità dell’economia globale o del sistema finanziario. Oggi il tasso di cambio Dollaro/Yen ha perso quasi 100 pip, tornando sotto la soglia psicologica di 120. E’ andata peggio al cross Euro/Yen, che è passato da 137 a 135,5. La moneta di Tokyo è forte anche contro la sterlina, il franco svizzero, il dollaro canadese e il dollaro neozelandese, ma non contro il dollaro australiano che negli ultimi giorni è ben acquistato da una fase di forti vendite.
Da un punto di vista tecnico il cambio USD/JPY, attualmente sui minimi di giornata, dovrebbe continuare a muoversi da qui al meeting del FOMC del 16 e 17 settembre tra area 121 e 119. Dopo le decisioni sui tassi di interesse da parte della FED è lecito attendersi un movimento direzionale molto robusto: in caso di breakout rialzista, il cambio dovrebbe tornare in area 123 prima e 125 poi; in caso di sell-off, il cambio potrebbe giungere sui minimi più bassi da fine anno scorso intorno a quota 115. In realtà, in caso di discesa sotto il maxi supporto di 115,5, i prezzi dovrebbero crollare con decisione almeno fino a 110.
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