Non abbiamo più un mercato libero. I prezzi degli asset finanziari del mondo sono diventati giocattoli nelle mani delle banche centrali e dei fondi sovrani di poche potenze emergenti.
La Fed, la BCE, la Bank of England, la Bank of Japan e altre detengono ciascuna 10.000 miliardi dollari in obbligazioni. La Cina insieme ad altre potenze possiede altri 10.000 miliardi dollari. Tra di loro sono rinchiusi 20.000 di miliardi dollari, pari a circa il 25% del PIL mondiale. Sono loro il mercato. Questo è il motivo per cui il discorso sul tapering della Fed è diventato così nevralgico, e perché tutti noi guardiamo ai regolatori cinesi per ogni indizio sulla politica.
Oggi scopriremo cosa ha in mente di fare Bernanke.
Forse Bernanke rimanderà la decisione ancora una volta, sapendo che l’economia americana deve ancora assorbire lo shock della stretta fiscale. Tra l’altro, l’inflazione core è giù all’1.1%. Jim Leaviss di M&G ha detto che la Fed normalmente procederebbe con un taglio dei tassi a partire dall’1.5% in queste circostanze, e non produrrebbe un tightening (stretta).
Dubbi e paure
Ma ciò che mi fa esitare sono le segnalazioni e i commenti da parte di figure chiave - o quasi - della Fed che sembrano suggerire una perdita di coraggio, o che temono che il QE sia diventato controproducente.
In primo luogo abbiamo un documento co-scritto da Frederic Mishkin - caro amico di Bernanke ed ex membro del consiglio - che spiega quanto sta diventando sempre più difficile per la Fed districarsi in modo sicuro dal QE, e che la porta potrebbe essere chiusa del tutto a partire dal 2014.
Poi abbiamo i minute del Federale Advisor Council che hanno sostenuto "non è chiaro" se il QE stia davvero stimolando l’economia, mentre gli effetti collaterali "tossici" sono fin troppo chiari. E hanno avvertito su probabili "bolle" insostenibili dei prezzi delle attività; hanno detto che i tassi zero stanno spingendo i fondi pensione "sott’acqua" sulle loro passività, e hanno persino sostenuto che il QE potrebbe star costringendo le imprese a rinviare gli investimenti.
Da allora la Banca dei Regolamenti Internazionali ha pubblicato un documento con un attacco frontale alla credibilità del QE, dicendo che "non funziona" e che sta facendo più male che bene.
Oggi quindi non dovremo sorprenderci di niente di quello che accadrà. Il punto è stato spiegato per bene da Jan Loeys di JP Morgan in una nota della scorsa settimana:
Nel corso dell’ultimo mezzo secolo, i rendimenti a 10 anni del Tesoro USA in media hanno toccato il fondo circa 6 mesi prima del primo rialzo dei tassi. Nel ciclo attuale, in cui i tagli dei tassi sono state integrati da acquisti di asset su larga scala, la fine del periodo di "easy money" è più difficile da definire. Sicuramente avverrà molto prima del primo rialzo dei tassi.
La fine del regime attuale avrà un impatto maggiore rispetto a quelli precedenti in quanto questo è durato molto più a lungo ed è stato molto più estremo.
Abbiamo imparato dai cambiamenti di regime del passato che più a lungo durano, più il mercato si abitua ad essi e potrebbe diventare sempre più difficile liberarsi dal vecchio regime.
Cambiare regime è come scuotere un albero e non avere idea di chi o cosa cadrà.
Brasile, Sud Africa e Turchia stanno già cadendo. Eventuali altri candidati?
| Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: The Telegraph |
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