La FED ha rimandato ancora una volta l’avvio del ciclo di rialzi dei tassi, facendo aumentare i timori tra gli investitori che l’economia globale non sia affatto stabile. Il rifugio sicuro? Il dollaro americano
La decisione della FED di non alzare i tassi di interesse nel meeting di giovedì scorso, mantenendoli ai minimi storici tra lo 0% e lo 0,25% nonostante il buon andamento dell’economia Usa, ha fatto aumentare le preoccupazioni degli investitori sulla stabilità economico-finanziaria globale. D’altronde i mercati emergenti sono in grande difficoltà, l’Europa continua ad annaspare, il Giappone rischia la stagnazione e la Cina sta crescendo a ritmi così bassi che non si vedevano da oltre un ventennio. Sui mercati il sentiment sulle borse è sempre più controverso, ma la sensazione è che il rischio di sperimentare un mercato Orso sia in costante aumento.
L’obbligazionario per ora resta a galla, nonostante i tassi a zero o addirittura negativi su certe scadenze. Le materie prime hanno toccato di recente i livelli minimi da inizio secolo, mentre sul forex gli investitori sembrano essere sempre più convinti che l’unica valuta realmente in grado di assicurare una valida potezione al proprio portafoglio sia il dollaro americano. Gli improvvisi rally di euro, yen e sterlina contro il biglietto verde sono sempre più opportunità d’acquisto sul dollaro, che potrebbe presto tornare ad essere lo schiacciasassi conosciuto nell’ultimo anno, durante il quale ha messo al tappeto praticamente tutte le monete del mondo.
Il tasso di cambio Euro/Dollaro non è riuscito a superare l’area di resistenza chiave di 1,1450, anzi ha sperimentato un brusco dietrofront che ha portato subito i prezzi sotto 1,13. Secondo uno studio di Bloomberg, entro dodici mesi il cambio EUR/USD potrebbe approdare sula parità. Al momento la proiezione appare troppo ottimistica, ma di certo non può essere escluso un significativo deprezzamento almeno fino a 1,08. Entro fine anno il cambio dovrebbe quotare tra 1,08 e 1,05, avvicinandosi così ai bottom di marzo scorso di area 1,1460. Il greenback dovrebbe salire molto anche nei confronti di sterlina e yen, ma soprattutto contro le valute oceaniche e ancora una volta nel confronto con le monete emergenti (real brasiliano, rublo russo e lira turca in primis).
© RIPRODUZIONE RISERVATA