Il rafforzamento del dollaro USA è arrivato ai suoi massimi o continuerà ancora? Ecco cosa ne pensa il Financial Times.
Il rafforzamento del dollaro USA non fa contenti gli investitori in oro e i produttori di materie prime come ferro, petrolio e rame, come anche i Paesi stranieri titolari di debito in dollari a fronte di pagamenti più elevati dovuti nel prossimo futuro a causa dell’indebolimento delle rispettive valute nazionali.
Poi c’è la Cina, rivale commerciale degli Stati Uniti, che subisce il rallentamento della propria e delle altre economie, colpite dal deprezzamento delle commodities.
Sul mercato azionario statunitense, le multinazionali statunitensi si preparano a rinunciare a $ 100 miliardi di ricavi quest’anno a causa della forza del dollaro, mostrando come le società comprese nell’S&P 500 si affidano sui mercati esteri per quasi la metà delle entrate.
Un dollaro forte presenta problemi per molti settori dei mercati finanziari, e non a caso alcuni temono che un ulteriore apprezzamento nella valuta alimenti una turbolenza finanziaria ancora più grande, soprattutto per la crisi del debito per i Paesi emergenti.
La domanda a cui rispondere con urgente è se il dollaro ha raggiunto il suo massimo o se siamo solamente alla fase iniziale di quello che sarebbe il terzo mercato rialzista più grande dell’era di Bretton Woods nei primi anni ‘70.
Una caratteristica interessante della forza del dollaro riscontrata durante la prima metà del 1980 e poi alla fine del 1990 è come questa abbia innescato la miccia sul debito dei Paesi emergenti.
La pressione sui Paesi emergenti e le valute legate alle materie prime rimane ben radicata in questo frangente, con la Federal Reserve molto vicina ad alzare i tassi di prestito per la prima volta in quasi un decennio.
"I Paesi emergenti dovranno fare i conti con l’inevitabile"
osservano gli analisti di Citi Group questa settimana.
"Indipendentemente da quando avverrà, la Fed inizierà la normalizzazione della politica monetaria, che potrebbe esercitare un’alta pressione sui costi di finanziamento in dollari delle economie emergenti."
Dall’inizio dell’anno ad oggi, il dollaro è salito circa l’8 per cento su base ponderata, dopo essersi apprezzato del 10 per cento nel 2014. Sulla scia dei dati economici degli Stati Uniti sottotono durante la primavera, il dollaro ha invertito ultimamente il ribasso dopo aver toccato i massimi del 2003 a marzo.
Molto dipende dal tono dei prossimi due report mensili sull’occupazione USA, con i dati di luglio in pubblicazione sul Calendario Economico di venerdì. Dato il grado di apprezzamento visto finora sul dollaro, sembra che i mercati valutari abbiano già valutato in un ritmo graduale del serraggio della Fed per il prossimo anno.
Possiamo quindi essere vicini ai massimi del dollaro, con la relativa diminuzione della pressione al ribasso sul prezzo delle materie prime e sui ricavi delle multinazionali degli Stati Uniti una volta che la Federal Reserve inizierà con il ciclo di innalzamento dei tassi con un ritmo lento e misurato.
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