La fase attuale sta premiando il dollaro australiano, che dai minimi pluriennali toccati qualche settimana fa ha già guadagnato il 10%. Il margine di upside però resta ancora elevato
Il dollaro australiano è una delle monete dei paesi sviluppati più acquistate negli ultimi giorni, complici alcuni buoni dati macroeconomici provenienti dal paese oceanico e la forte risalita dei prezzi di numerose materie prime. In particolare la quotazione del minerale di ferro, che l’Australia esporta in enormi quantità in Cina, è balzata del 70% dai minimi pluriennali di dicembre scorso, mentre l’oro è salito fino in area 1.280$ sui livelli più alti da oltre un anno. La ripresa delle commodity e le aspettative di miglioramento dell’economia australiana stanno favorendo il ritorno dei “buy” sulla valuta oceanica, che è salita sui massimi dalla scorsa estate sul biglietto verde e degli ultimi tre mesi nei confronti della moneta unica.
Il tasso di cambio AUD/USD è tornato sopra 0,75, guadagnando il 10% dai minimi di area 0,6820 toccati a metà gennaio scorso. Il recente breakout rialzista del trading range compreso tra 0,74 e 0,68 dovrebbe consentire all’Aussie di muoversi ulteriormente verso l’alto, ipotizzando un approdo intorno a 0,80 da qui a qualche settimana. Ciò vuol dire che dai valori correnti esiste ancora un margine di upside del 6,5%. Tuttavia è possibile massimizzare la strategia di entrata long sul cambio AUD/USD, cercando di prendere posizione solo in caso di correzione tecnica dai top di periodo. In particolare, i trader potrebbero valutare l’ingresso solo in caso di esito positivo del test dell’area di supporto di breve termine compresa tra 0,74 e 0,7380.
Al momento appare molto probabile un proseguimento dell’ascesa dei prezzi, ma allo stesso tempo sembra sia complicato un movimento rialzista ancora più consistente oltre il target “psicologico” di 0,80. L’Aussie potrebbe spingersi anche fino a 0,8150, ma quasi certamente su questi livelli dovrebbe essere resspinto. Infatti nei prossimi mesi la FED dovrebbe tornare a porre in essere la politica monetaria restrittiva sui tassi di interesse, inaugurata per la prima volta dopo quasi dieci anni a metà dicembre 2015. Si può quindi ipotizzare uno scenario molto favorevole al dollaro australiano nel primo semestre dell’anno e una fase di consolidamento tra 0,80 e 0,75 nella seconda parte del 2016. Difficile, invece, un ritorno sui bottom di 0,68, se non in caso di ripartenza del rally di medio-lungo periodo del dollaro Usa.
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