E’ finita la pacchia per le grandi multinazionali dell’hi tech. Dopo anni di elusione fiscale, l’Ocse sta preparando un pacchetto di norme che possano garantire un’organicità fiscale a livello internazionale.
Che il Fisco per le multinazionali sia un ostacolo facilmente aggirabile è ormai cosa nota. E’ altresì evidente come applicare il Fisco all’economia digitale sia molto difficile, poiché si tratta di uno spazio senza confini, ma forse qualcosa sta cambiando. Finalmente è tempo di rinnovare.
I paesi di OCSE e G20 hanno raggiunto un accordo sulla materia. L’Ocse ha pronto un programma per disciplinare il sistema fiscale internazionale e in particolare le multinazionali dell’hi tech. In ragione di un mandato del G20, l’Ocse ha infatti pubblicato una serie di raccomandazioni che saranno al centro della scena durante il vertice che si terrà in Australia il 20 e 21 settembre.
Il Segretario Generale dell’OCSE, Angel Gurria, ha definito il programma un "pacchetto storico" che affronta finalmente questioni delicate, quali il monitoraggio di tutte le attività e i profitti delle multinazionali Paese per Paese.
Una volta che entreranno in vigore le nuove regole, non si potrà più accumulare liquidità nella filiale di una multinazionale sita in un Paese a tassazione ridotta oppure le amministrazioni potranno determinare il luogo in cui un’impresa svolge la sua attività o genera guadagni, cosicché possa pagare le tasse nella legittima giurisdizione e non in quella più conveniente.
Dopo anni di elusione fiscale, distorsioni commerciali e assenza di organicità nella normativa internazionale, è arrivato il momento di agire perché come spiega Raffaele Russo, tra coloro che stanno seguendo il pacchetto di regole:
"È impossibile che in un contesto in cui ogni tre mesi si aggiorna il software dei telefonini si possa operare in materia fiscale con regole scritte cento anni fa".
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