FMI: via al Capital Control. Quando i flussi finanziari diventano un danno

Federica Agostini

4 Dicembre 2012 - 09:55

FMI: via al Capital Control. Quando i flussi finanziari diventano un danno

Il flusso incontrollato di capitali è dannoso per l’economia e provoca enormi dissesti finanziari; il Fondo Monetario Internazionale punta il dito da tempo sul fenomeno del "capital flight" ed il sì ai controlli sui flussi di capitali finanziari (capital control) si configura come una conquista storica per Christine Lagarde, capo del FMI che recentemente ha espresso più volte il danno che il volo di capitali arreca alle economie.

Capital control, contro il flusso dannoso

Chiamiamoli capital control, sono la nuova "arma" anti speculazione nelle mani del FMI e rappresentano un nuovo momento ideologico per il Fondo che cambia atteggiamento rispetto all’entusiasmo dimostrato negli anni ’90 nei confronti della liberalizzazione dei capitali. Il consiglio FMI ha approvato un piano che sancisce uno strumento per il controllo dei flussi di capitali, uno "strumento mirato, trasparente e temporaneo" spiegano gli ufficiali.

Si evince dal rapporto approvato ieri dal FMI e reso pubblico oggi che gli strumenti per il controllo dei flussi di capitale sono molteplici e si inseriranno in contesti economici in cui ad arginare il problema non siano sufficienti gli strumenti della politica monetaria o i tagli ai tassi di interesse o quando i flussi subiscano impennate tali da mettere a repentaglio il sistema finanziario del settore cui sono diretti.

Flussi finanziari: un danno o un beneficio?

I flussi di capitale possono apportare benefici alle nazioni, ma allo stesso tempo possono essere dannosi in quanto volatili e vasti rispetto alle dimensioni dei mercati. Secondo il piano dei capital control, infatti, i flussi di capitali dovranno essere pianificati e dovranno garantire "benefici superiori i costi", perché questi voli di liquidità non sono necessariamente un obiettivo utile, in tutti i momenti, a tutte le economie.

A soffrire di più di queste iniezioni da record sono le economie emergenti. La lotta alla crisi finanziaria ha portato, come sappiamo ad azzeramenti dei tassi di interesse soprattutto nei paesi più industrializzati. La crisi ha spinto gli investimenti verso le economie emergenti, le cui valute locali hanno conosciuto picchi storici che inevitabilmente danneggiano l’economia giovane di questi paesi, dando vita al fenomeno delle bolle speculative. Da tempo, infatti, economie come il Brasile, la Corea e molti altri paesi in fase di espansione lamentano gli effetti devastanti che i flussi finanziari stanno creando alle loro economie.

FMI: la critica ai capital control

Al progetto, il FMI lavora da circa tre anni e, come ha ribadito Vivek Aurora, funzionario dell’unità analisi strategica e politica, si tratta di un processo ancora in fase evolutiva e suscettibile a critiche. Da una parte, infatti, la nuova condotta del FMI viene amaramente criticata indicando come il controllo dei flussi sia soltanto un palliativo alle speculazioni finanziarie che gravano tra paesi industrializzati ed economie emergenti. Dall’altra invece c’è chi, come Paulo Nogueira Batista, rappresentante alla Board FMI del Brasile e di altri dieci paesi, lamenta la carenza di analisi e l’eccessiva reticenza sui controlli, in un contesto che sottovaluta il ruolo dei paesi più ricchi nell’incentivare i flussi di volatilità.

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