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FMI a Eurozona: volo di capitali minaccia stabilità finanziaria
mercoledì 10 ottobre 2012, di
Nuovo monito dal Fondo Monetario Internazionale: l’Eurozona è a rischio, il volo di capitali ne minaccia la stabilità finanziaria. Finché la crisi sarà in atto, spiega il FMI, i fogli di bilancio delle banche continueranno a contrarsi provocando danni alla crescita e spingendo la disoccupazione a livelli mai raggiunti dalla zona Euro.
Nel rapporto sulla stabilità finanziaria, il FMI sostiene che il volo di capitali dalla periferia al centro dell’Eurozona, dovuto alle paure di una possibile rottura della moneta unica o dal fallimento degli stati periferici, abbia come conseguenza la "estrema frammentazione" dell’area Euro. Conseguenza di questo è, infine, la pressione sulle banche che, specie nei paesi fiscalmente più "deboli", saranno tentate di strizzare i propri bilanci.
Fenomeno del "deleveraging"
Finché non arriverà una risposta dalla politica, le banche dovranno riuscire a scaricare titoli per un totale di quasi tremila miliardi di Euro, per cifre, insomma, che nelle banche delle zone periferiche rappresentano circa il 10% del totale dei titoli.
La riduzione della leva finanziaria (dall’inglese, "deleveraging") andrà ad incidere sulla crescita, facendo aumentare il tasso di disoccupazione, visto che le imprese soffrirebbero indirettamente del buco, lasciato dalle banche e incolmabile dai titoli pubblici.
La BCE può fermare il fenomeno?
Il Fondo Monetario Internazionale fa sapere che il piano della BCE di acquistare titoli sul mercato delle obbligazioni dei paesi che aderiscano al piano condizionale di aiuti (OMT), può essere uno schema potenzialmente funzionante, ma è ancora decisamente troppo presto per stabilire in che misura possa farlo.
Volo di capitali: quali conseguenze?
Secondo quanto riportato dal FMI, dalla scorsa primavera i rischi di instabilità finanziaria non hanno fatto che aumentare, mentre la crisi è ancora allo stallo, nonostante gli sforzi compiuti dai leader politici di stabilire alleanze che possano dissipare le paure riguardo alla possibile rottura della moneta unica.
Le economie emergenti d’Europa sono quelle che rischiano di più in questo contesto, visto il loro elevato grado di esposizione all’economia dell’Eurozona.
Cosa fare, allora?
Così, il Fondo Monetario Internazionale incentiva all’adozione di misure addizionali a livello nazionale, accanto all’attività della BCE per riportare la stabilità del settore finanziario.
Insomma, la voce internazionale, che sia quella di Mario Draghi (BCE) o quella di Christine Lagarde (FMI) rimane la stessa: è tempo che la classe politica della zona Euro intervenga attivamente a correggere quegli errori di struttura che le stanno costando in termini di sostenibilità e che ne minacciano, da dentro, la possibilità di sopravvivenza.