Europee: "Alle brave non servono quote rosa. Euroscettici? Solo nichilismo". Intervista a Ylenia Citino, candidata di Forza Italia

Valentina Brazioli

17 Maggio 2014 - 18:52

Ylenia Citino è la più giovane candidata di Forza Italia alle Europee 2014, e corre nella circoscrizione Isole. Vanta un curriculum accademico di tutto rispetto, la pubblicazione di un libro e prestigiose esperienze formative internazionali. I soliti beninformati assicurano: sentirete ancora parlare di lei. Ecco cosa ci ha detto in un’intervista.

Europee:

Ylenia Citino, 27 anni e nessun incarico politico alle spalle. Sembrerebbe il tipico ritratto della giovane militante di partito pronta a rivendicare un posto in un listino bloccato, e invece lei corre con le preferenze in una tornata elettorale non facile per Forza Italia. Può spiegarci perché?

Perché credo che per noi giovani il modo migliore per emergere è facendo gavetta. Io nella vita ho sempre voluto mettermi alla prova, lasciando la mia terra a 19 anni per studiare fuori, costruendomi un futuro da sola, senza chiedere aiuto a nessuno. Questa campagna sarà un’ulteriore montagna da scalare, forse la più difficile di tutte. Ai giovani non fa spazio nessuno, tranne se sono figli d’arte. Berlusconi, che è un visionario, ha voluto sfidarmi. Ed io ho accolto con impegno questa sfida. Se c’è voglia di cambiare, bisogna partire da facce pulite e ricostruire.

Ai tempi del dibattito sull’Italicum alcune deputate di Forza Italia hanno portato avanti una sentita battaglia per l’introduzione delle quote rosa. Lei vanta un nutrito curriculum accademico, la pubblicazione di un libro ed esperienze formative all’estero: in politica la competenza basta, quando si è donne? Oppure l’Italia ha davvero bisogno di quote rosa?

Personalmente, non credo nelle quote rosa perché introducono una discriminazione positiva a volte controproducente. C’è il rischio di aumentare la marginalizzazione delle donne, mettendole su una zattera in un mare di squali. Dobbiamo imparare a nuotare nello stesso mare, facendoci crescere denti aguzzi per combattere alla pari. Le donne competenti e brave sono in grado di dimostrare che valgono, senza scorciatoie o corsie di emergenza. Sono fiduciosa che la nostra società sta cambiando. Altra cosa è discutere dei problemi di genere e del perdurante sessismo nella nostra politica, questioni sulle quali non bisogna mai spegnere i riflettori.

I sondaggi ci dicono che il movimento di Beppe Grillo spopola tra i giovani: lei ritiene che siano semplicemente più sensibili al fascino del voto di protesta oppure la politica italiana, Forza Italia compresa, ha qualcosa da rimproverarsi? Se sì, che cosa?

Sì, da un lato c’è questa storia del voto di protesta. Dall’altro, da parte nostra c’è stato un difetto di comunicazione. Abbiamo utilizzato i mezzi tradizionali di comunicazione e trascurato i nuovi mezzi, quelli che spopolano tra i giovani. Io avevo proposto un progetto per organizzare degli “internet party”, come aveva fatto Hollande coi giovani socialisti. In pratica, tutti i giovani si sarebbero ritrovati in un’unica enorme sala, coi loro computer e un maxischermo con le tendenze e gli hashtag per dare vita a tweetstorm e a battaglie politiche sul web. Grillo nasce dal web, per questo fa presa sui giovani.

Christine Lagarde, direttrice del Fondo Monetario internazionale, di fronte ai dati relativi alla disoccupazione giovanile ha parlato del rischio di avere "una generazione perduta" in Ue. Perché un suo coetaneo, il prossimo 25 maggio, dovrebbe continuare a credere nell’Europa e recarsi alle urne, senza cedere al canto delle sirene dei partiti euroscettici?

Perché Forza Italia è l’unico partito che fino ad oggi ha avanzato una proposta seria sull’occupazione giovanile, ossia detassare i nuovi assunti per cinque anni. Gli altri pensano a dare mance elettorali a lavoratori entro una certa fascia di reddito, lasciando fuori chi il lavoro non l’ha mai avuto. Gli euroscettici, dal canto loro, propongono una visione nichilista preoccupante, perché volta ad annientare quello che a fatica è sorto dalle ceneri delle guerre che in passato hanno devastato l’Europa.

Tornando a lei: se fosse eletta, quale sarebbe il suo concreto apporto alle istituzioni europee? Come il ministro Marianna Madia all’epoca della sua prima candidatura, anche lei ritiene di portare in dote solo "straordinaria inesperienza"?

Credo di poter contribuire attivamente alla vita parlamentare di Bruxelles, innanzitutto perché, a differenza di molti candidati più anziani, io parlo tre lingue oltre all’italiano. Inoltre, perché avendo lavorato al Consiglio dell’Unione Europea conosco già le complicate procedure decisionali e comincerei subito a lavorare per perorare le proposte di Forza Italia.

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