Europa-Russia: nuova tensione sull’energia, in focus l’Artico

Violetta Silvestri

16 Ottobre 2021 - 14:59

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La tensione tra Europa e Russia esplosa con la crisi del gas potrebbe trovare una nuova spinta: l’Artico. L’UE vuole difenderla dai cambiamenti climatici, ostacolando i piani estrattivi di Mosca.

Europa-Russia: nuova tensione sull’energia, in focus l’Artico

Potrebbe aprirsi un nuovo fronte freddo nella tensione politica tra Unione Europea e Russia sull’energia. Questa volta nell’Artico.

L’UE sta cercando l’appoggio per un divieto internazionale su tutti i nuovi progetti di estrazione di petrolio, gas e carbone nella regione artica, come parte dei suoi sforzi per affrontare il cambiamento climatico.

Tuttavia, questa mossa ostacola la politica estrattiva e gli interessi strategici della Russia, che ha già risposto seccata alla proposta europea.

Nuove scintille tra Mosca e Bruxelles sull’Artico, nel complesso scenario della crisi climatica ed energetica?

Russia contro l’Europa sull’Artico: il motivo

Mercoledì scorso, la Commissione Europea si è impegnata a collaborare con i Paesi non UE per fermare lo sviluppo di nuovi giacimenti di idrocarburi o l’acquisto di energia prodotta nella regione artica.

L’Europa spinge per una moratoria sui progetti energetici nell’Artico, come affermato a Bloomberg dal commissario per l’Ambiente Virginijus Sinkevicius:

“Questo è il decennio decisivo nella lotta contro le crisi del clima e della biodiversità. La nostra generazione ha l’unica opportunità di cambiare il mondo e l’Artico è al centro di questo cambiamento”

La mossa UE arriva pochi giorni prima dei colloqui cruciali delle Nazioni Unite che alcuni vedono come l’ ultima opportunità per controllare il catastrofico riscaldamento globale.

Le principali compagnie energetiche stanno espandendo la produzione di combustibili fossili nell’Artico, anche se crescono gli avvertimenti sullo scioglimento della calotta glaciale a causa dell’aumento della temperatura causato dall’uomo.

Gazprom, ConocoPhillips e TotalEnergies sono tra le aziende in espansione nella regione, con la produzione di petrolio e gas destinata a salire del 20%.

Gli interessi della Russia sono importanti nella regione artica: vi produce grandi quantità di petrolio e gas e vende all’Europa circa l’87% del gas naturale liquefatto che estrae nell’area.

La guerra energetica continua nella regione artica

Le proposte dell’UE arrivano in un momento in cui le tensioni sono già alte tra Russia e UE per quanto riguarda l’energia, e in particolare il gas naturale.

I prezzi della risorsa sono aumentati poiché la domanda europea è stata schiacciata da forniture più limitate del previsto. Sulla Russia, importante esportatore di gas per il vecchio continente, è caduto il sospetto di aver manipolato la fornitura per controllare i prezzi a proprio vantaggio.

Il vice primo ministro russo Alexander Novak non ha usato mezzi termini nel commentare la decisione UE di proporre uno stop estrattivo nell’Artico:

“Perché l’Artico, perché non l’Equatore? Si potrebbe trovare un numero di posti nel mondo in cui la produzione di petrolio e gas deve essere vietata...Questa proposta non ha altra motivazione che quella politica. Cosa ci dicono queste affermazioni, che dobbiamo smettere di estrarre l’intero gas prodotto in questo momento? Penso che gli autori di queste proposte abbiano una comprensione molto scarsa del reale stato delle cose”

La tensione è evidente. Un divieto sulle importazioni di combustibili fossili prodotti nell’Artico sarebbe in linea con l’obiettivo del Green Deal dell’UE di ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% in questo decennio e raggiungere lo zero netto entro la metà del secolo.

La regione artica, però, è parte integrante de territorio russo e rappresenta il 10% del PIL e il 20% delle esportazioni della nazione di Putin.

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