Le elezioni europee hanno ormai i connotati di una sfida tra i sostenitori e gli oppositori dell’Unione e dell’euro. Secondo i sondaggi, i movimenti anti-euro faranno sentire il loro peso, ma l’uscita dell’Unione quanto costerebbe?
Con le elezioni europee alle porte che si mostrano sempre più come un referendum sull’Unione europea e sull’euro, l’Europarlamento fa una stima del "costo della non Europa". La fase due, della completa integrazione europea ha un valore di 800 miliardi l’anno che valgono all’incirca il 6% del Pil dell’Ue. Secondo lo studio dell’Europarlamento l’impatto economico della trasformazione del cantiere Europa, in una vera a propria Unione dal punto di vista bancario, sociale, commerciale vale circa 800 miliardi l’anno e di conseguenza anche un’ipotetica retromarcia su questa strada avrebbe un costo simile a tale cifra.
"L’Unione, sottolinea Yves Bertoncini, direttore dell’Istituto Jacques Delors Notre Europe, è già realtà, con un mercato unico, uno spazio di libera circolazione, l’euro, il principio della riconciliazione. La loro messa in discussione avrebbe sì costi economici e sociali, ma sarebbe soprattutto una retromarcia in termini politici. La principale sfida delle prossime elezioni sarà quella di proiettare gli europei verso l’orizzonte 2020, con proposte per uscire dalla crisi e per affermare il ruolo della Ue nel mondo".
Le elezioni
Le prossime elezioni europee che si terranno dal 22 al 25 maggio assumono sempre più i connotati di una battaglia tra i pro-Unione e i contro-Unione e contro-euro. I movimento anti-euro presenti nella maggior parte dei 28 paesi stanno registrando aumenti di popolarità e proseliti impensabili soltanto 4-5 anni fa. Per questo motivo i vertici comunitari stanno abbassando i toni dell’austerità e aprendo qualche spiraglio circa una maggiore elasticità rispetto al rigore imposto sui conti dei paesi membri.
Oggi il sogno dei padri fondatori dell’Unione è duramente messo in discussione e portato sul bancone degli imputati per la crisi economica che ha travolto diversi paesi e per le politiche di rigore che hanno aumentato povertà e disoccupazione. La campagna elettorale di molti partiti, in Italia soprattutto Lega nord e Fratelli d’Italia e in un certo senso del Movimento 5 stelle si basa sulla propaganda anti-euro e sulle critiche all’Unione. Ma l’uscita dalla porta comunitaria, quanto costerebbe?
Il rapporto dell’Europarlamento
Il rapporto è stato stilato del centro studi dell’Europarlamento, attore forse non molto imparziale, nella discussione tra pro e contro Unione. Alla luce dei dati però la rinuncia alla serie di riforma e passi avanti verso la totale integrazione comunitaria avrebbe un costo di circa 800 miliardi l’anno.
Il completamento del mercato unico per i consumatori e la creazione del mercato digitale avrebbero da soli un impatto di quasi 500 miliardi di euro pari al 60% dei benefici totali e quindi delle perdite stimate. Altri 60 miliardi verrebbero dal completamento del mercato unico finanziario, ovvero dall’applicazione di regole comuni per la rimozione di barriere e costi sproporzionati per le transazioni finanziarie. Altri 50 miliardi di benefici, secondo l’Europarlamento, arriveranno dalla creazione del mercato unico dell’energia. Di seguito uno schema che illustra le stime dell’impatto economico del processo di integrazione e di conseguenza delle perdite in caso di uscita dall’Unione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA