Elezioni Spagna: occhi su Podemos dopo Brexit. 3 cose da sapere

C. G.

24 Giugno 2016 - 16:36

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La Spagna torna alle urne domenica 26 giugno dopo le deludenti elezioni del dicembre scorso. Tutto ciò che c’è da sapere sulle prossime elezioni spagnole.

Elezioni Spagna: occhi su Podemos dopo Brexit. 3 cose da sapere

Domenica 26 giugno la Spagna sarà chiamata alle urne.
Gli spagnoli andranno nuovamente a votare dopo che le inconcludenti elezioni del dicembre scorso hanno portato la Spagna ad arrestarsi politicamente per ben 6 mesi.
Elezioni che hanno avuto tra l’altro anche notevoli conseguenze economiche.
Un periodo questo, caratterizzato da continui fallimenti delle conversazioni fra i maggiori partiti.

La Spagna deve tornare al voto poiché le elezioni di dicembre scorso hanno dipinto un quadro politico frammentato con un Partito Popolare che ha ottenuto la maggioranza dei voti ma non quella assoluta, necessaria.
Il Partito Popolare di Rajoy ha infatti guadagnato il 28,72% dei voti.
I popolari sono stati poi immediatamente seguiti dal Partito Socialista (PSOE) di Pedro Sanchez, il quale ha ottenuto il 22.01% dei voti.

La novità di queste elezioni è stata inoltre la comparsa di un terzo partito - di estrema sinistra - sulla scena elettorale spagnola: Podemos di Pablo Iglesias, il quale ha ottenuto il 20,26% dei voti.
Anche il partito centrista “Ciudadanos” ha ottenuto ben il 13% dei voti.
Lo scenario frammentato di queste consultazioni elettorali ha portato a 6 mesi di blocco per Madrid e la necessità di nuove elezioni è stata sempre più impellente.

Gli ultimi sondaggi su queste prossime elezioni politiche ha portato alla luce una forte avanzata della sinistra di Podemos, che probabilmente scalzerà il Partito Socialista.

Podemos: occhi puntati su indipendentisti spagnoli dopo Brexit

A poche ore dalla comunicazione ufficiale dei risultati del referendum Brexit, la Spagna punta adesso l’attenzione su Podemos, che sembra raccogliere sempre più consensi nell’opinione pubblica spagnola.

La Brexit infatti non è ad considerarsi un caso isolato.
Quella che ci troviamo di fronte, soprattutto oggi, è un’intera ondata di sfiducia nei confronti del progetto Europa, ed è simboleggiata proprio dalla crescita di partiti euroscettici praticamente ovunque.
Podemos è uno degli esempi più lampanti di questo euroscettismo e la Spagna tira il fiato in attesa di sapere se, con le elezioni di domenica, avrà o meno un seguito.

Vediamo di seguito allora, 3 cose da sapere in merito alle elezioni di domenica in Spagna.

1) È la fine del bipartitismo tradizionale

Come già detto, nelle elezioni del dicembre scorso, il Partito Popolare non ha ottenuto una maggioranza sufficiente alla formazione di un governo stabile.
L’elemento rivoluzionario di quelle elezioni è stato però, la fine del bipartitismo e la nascita di un multipartitismo che la Spagna non aveva mai sperimentato.
Dopo anni di stabilità politica garantita dall’alternanza fra Partito Popolare e Partito Socialista, la Spagna ha votato per il cambiamento.

Questo stesso scenario multipartitico è quello che ci si aspetta di vedere anche nelle elezioni di domenica, le quali creeranno sicuramente una situazione frammentata che renderà necessarie le coalizioni fra i maggiori partiti.

“Nonostante ci aspettiamo di vedere un parlamento ancora frammentato, l’era del bipartitismo è finita e non sembra che tornerà presto”,

ha detto Antonio Barroso, analista di rischi politici della Teneo Intelligence.

Il Partito Popolare di Rajoy prevede di vincere queste elezioni, ma ciò significa che dovrà comunque lavorare faticosamente per trovare un’alleanza con i socialisti o non riuscirà a raggiungere la maggioranza necessaria.

Anche altri partiti potrebbero aggregarsi fra loro, ma disponendo di maggioranze più basse dovrebbero formare una coalizione di almeno tre partiti, cosa che sembra essere troppo per i leader spagnoli che si rifiutano di fare marcia indietro sulle grandi tematiche discusse negli ultimi sei mesi.

2) La sinistra guadagna terreno

Il movimento Podemos è nato dalla protesta anti-austerità degli “indignados” spagnoli del 2001, che ispirò le proteste per l’occupazione di Wall Street e grandi dimostrazioni in tutta Europa.
Podemos è diventato ufficialmente un movimento nel 2014 e ha dato una scossa ai politici di Spagna.

Il partito è guidato da Iglesias, 35 anni, professore di scienze politiche con il codino, e si è avvicinato progressivamente a Sinistra Unita (UI) e altre coalizioni della Catalogna per formare “Unidos Podemos” (UP) ossia insieme possiamo.

Secondo gli ultimi sondaggi Unidos Podemos dovrebbe ottenere addirittura il 25% dei voti nelle elezioni di domenica, al secondo posto dopo il PP di Rajoy e scalzando quindi la posizione del PSOE.

“Siamo molto vicini a sconfiggere il Partito Popolare e loro sono molto preoccupati di questo”

ha dichiarato Iglesias.

3) Spagna in crisi se i partiti non collaboreranno

L’Europa ha sicuramente passato momenti migliori.
Appena questa mattina il Regno Unito ha deciso di abbandonarla con l’ormai nota Brexit mentre la crisi dei rifugiati divampa e il debito fa da padrone.
Proprio per questi motivi Madrid non può permettersi di rimanere ad un punto morto, soprattutto perché la Spagna vanta ormai un debito pubblico che ha raggiunto livelli record nel primo trimestre del 2016
Tutti questi elementi rendono evidente come i partiti politici di ogni genere dovranno in ogni caso ricercare dei compromessi - una cosa estranea alla scena politica della Spagna.
Senza compromessi e negoziati efficienti, il paese non potrà andare lontano.

Il ripetere le elezioni è qualcosa che in Spagna, paese che ha sempre vantato una fiera tradizione democratica, accade per la prima volta.
In realtà è però una situazione che potrebbe ripetersi.
Se i partiti non si dimostreranno abili a limare le loro differenze, se non si dimostreranno abbastanza intelligenti da cooperare, la Spagna sarà condannata ad una lunga estate di tensioni politiche o peggio, ad una nuova elezione.

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