Le elezioni politiche si avvicinano e gli schieramenti cominciano ad organizzare le loro idee intorno a programmi politici che possano attrarre il voto degli elettori. Nella competizione elettorale del 24 e 25 febbraio c’è molto in gioco, soprattutto per un’Italia smarrita e in cerca di guide e punti fermi per affrontare una legislatura duratura ed efficace per le esigenze dei suoi cittadini. La società civile attende delle risposte ed è per questo che i partiti cercano di far leva sulle questioni più sensibili alla sua attenzione. Anche la scuola entra nell’agenda politica perché lo sviluppo economico e civile di un Paese richiede “politiche pubbliche di istruzione e formazione”, come ha evidenziato anche il Presidente Napolitano nel suo discorso di fine anno. Vediamo nel dettaglio le proposte di Monti, Grillo e Bersani nel settore scuola e istruzione.
Mario Monti
Il Premier dimissionario Mario Monti condivide il pensiero del Presidente Napolitano e nella sua agenda “Cambiare l’Italia e riformare l’Europa” scrive: “La scuola e l’università sono le chiavi per far ripartire il Paese e renderlo più capace di affrontare le sfide globali”. Come intervenire?
- motivando gli insegnanti e riconoscendo il loro contributo, investendo sulla qualità;
- cambiando il modello organizzativo, puntando su autonomia e responsabilità come principi fondanti;
- rafforzando il nuovo sistema di valutazione centrato su INVALSI e INDIRE, basato su indici di performance oggettivi e calibrati sulle caratteristiche del bacino di utenza e dei livelli di entrata degli studenti;
- inserendo con gradualità meccanismi di incentivazione, sia per i dirigenti scolastici (basati sulla valutazione del rendimento della struttura ad essi assegnata), sia per gli insegnanti, attraverso premi economici annuali per coloro che anno raggiunto migliori risultati;
- riducendo il tasso troppo alto (18%) di abbandono scolastico precoce con misure mirate e nuovi investimenti nelle strutture scolastiche;
- assicurando agli studenti un servizio efficiente di orientamento scolastico e professionale;
- accrescendo gli investimenti nella ricerca (bisogna proseguire il progetto avviato dall’ANVUR per il censimento e la valutazione sistematica dei prodotti di ricerca) e nell’innovazione, incentivando in particolare gli investimenti del settore privato, anche mediante agevolazioni fiscali e rafforzando il dialogo tra imprese e università.
Beppe Grillo
Il Movimento 5 Stelle (M5S) di Beppe Grillo offre un programma molto vicino alla società civile, nonostante le critiche da parte di coloro che lo definiscono vuoto, utopico e demagogico. Le sue aree di intervento interessano diversi ambiti: Stato e cittadini, energia, informazione, economia, trasporti, salute e istruzione. Le proposte in questo settore si riassumono in 13 punti:
- abolizione della legge Gelmini;
- diffusione obbligatoria di Internet nelle scuole con l’accesso per gli studenti;
- graduale abolizione dei libri di scuola stampati, e quindi la loro gratuità, con l’accessibilità via Internet in formato digitale;
- insegnamento obbligatorio della lingua inglese dall’asilo;
- abolizione del valore legale dei titoli di studio;
- risorse finanziarie dello Stato erogate solo alla scuola pubblica;
- valutazione dei docenti universitari da parte degli studenti;
- insegnamento gratuito della lingua italiana per gli stranieri (obbligatorio in caso di richiesta di cittadinanza);
- accesso pubblico via Internet alle lezioni universitarie;
- investimenti nella ricerca universitaria;
- Insegnamento a distanza via Internet;
- integrazione Università/Aziende;
- sviluppo strutture di accoglienza degli studenti.
Pierluigi Bersani
Il leader del PD Pierluigi Bersani ha lanciato il suo slogan elettorale: “L’Italia giusta”, un’Italia in cui le politiche per l’istruzione e la ricerca devono avere il primato a fronte di alte percentuali di abbandono scolastico, flessione delle iscrizioni alle università, sfiducia dei ricercatori e demotivazione del corpo docente. Bersani parla di una vera e propria società della formazione, “un settore per il quale è giusto che altri ambiti rinuncino a qualcosa nei prossimi anni”. In particolare il PD si impegnerebbe in:
- processi di riqualificazione e di rigore della spesa;
- un’opera di ricostruzione vera e propria per la scuola e l’università italiane, oggetto negli ultimi quindici anni di riforme inconcludenti e contraddittorie;
- un piano straordinario contro la dispersione scolastica, soprattutto nelle zone a più forte infiltrazione criminale;
- misure operative per il diritto allo studio;
- un investimento sulla ricerca avanzata nei settori trainanti e a più alto contenuto d’innovazione.
I dubbi insoluti
Nell’offerta politica la scuola c’è, ma forse in modo vago e anacronistico. Si parla spesso di volontà di investire, di competitività, di un’istruzione funzionale al mondo del lavoro. Tuttavia alcuni dubbi restano insoluti:
- come investire sulla scuola e soprattutto dove reperire le risorse necessarie?
- come combattere il precariato nell’insegnamento?
- come garantire il ricambio generazionale e garantire un corpo docente giovane e preparato, affrontando l’eccessivo innalzamento dell’età pensionabile?
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