Il PMI manifatturiero di diverse nazioni è risultato in contrazione e per alcune di esse si è attestato su soglie pericolose. Ecco perché e quale potrebbe essere la soluzione.
Il PMI manifatturiero di diversi Paesi, compresa l’Italia, nel mese scorso ha mostrato una fase di rallentamento e, per alcuni di essi, i valori si attestano poco sopra la soglia di recessione del settore.
Grandi economie come quella cinese hanno mostrato un PMI manifatturiero inferiore alla soglia di 50, il che appunto indica una fase recessiva del settore manifatturiero. Negli Stati Uniti tale indicatore è in pubblicazione oggi pomeriggio e sul quale i mercati punteranno l’attenzione visto che anche per gli USA il settore manifatturiero è in fase di contrazione.
La recessione del settore industriale, o comunque il notevole rallentamento di esso, è scaturito in parte per colpa del crollo dei prezzi delle materie prime e più in generale dal rallentamento dell’economia globale (Paesi emergenti in prima fila) che sta richiedendo delle correzioni valutarie. In Europa invece la situazione è diversa, nel dettaglio si vedrà il perché.
Economia globale: PMI manifatturiero in contrazione per diverse nazioni
Il PMI manifatturiero di diverse nazioni hanno mostrato una contrazione nel mese scorso, alimentando così le preoccupazioni sul settore industriale.
La Cina ha segnato un 50,1 (il Caixin manifatturiero un 48), il Giappone un 50,1, la Francia 50,2, la Germania 50,5 (in miglioramento), l’Italia e la Spagna hanno rallentato pur stando ben al di sopra di tale soglia mentre il PMI manifatturiero dell’Eurozona è salito poco oltre il valore di 51.
Questo pomeriggio sono attesi gli stessi dati per gli Stati Uniti, i quali nell’ultima proiezione hanno mostrato una decisa contrazione del settore manifatturiero americano registrando un valore di 48,2.
PMI manifatturiero: quali sono le cause di rallentamento?
La causa principale di questo fenomeno è:
- La difficoltà dei Paesi emergenti,
- Il crollo dei prezzi delle materie prime che, oltre a mettere in difficoltà le compagnie del settore, sta causando una spirale deflativa che distrugge i margini di guadagno delle aziende,
- La mancanza di domanda di beni a livello globale,
- L’assenza di riforme volte a reimpostare strutturalmente le economie,
- Aumento reale dei salari e quindi dei consumi.
A questo ritmo viene difficile pensare come lo Yuan possa non essere svalutato visto che c’è una vera corsa da parte delle banche centrali a svalutare la propria moneta in modo da rilanciare l’export del proprio Paese, così l’industria e di riflesso il livello generale di redditi e occupazione.
Praticamente tutte le banche centrali stanno perpetrando politiche monetarie espansive a sostegno della crescita, anche se in maniera scoordinata e sulla quale ci si aspettava una sorta di accordo dal G20 di Shanghai che, puntualmente, non è arrivato.
PMI manifatturiero: perché è così importante?
Il PMI manifatturiero è particolarmente importante perché tiene conto dell’attività dei direttori degli acquisti del settore.
Periodicamente vengono effettuati dei sondaggi tra i manager addetti agli acquisti del settore manifatturiero (e non dai quali nascono poi i PMI non-manifatturieri) che vengono considerati di grande importanza vista l’estensione del campione e l’affidabilità dei dati.
Attraverso questi sondaggi è infatti possibile ricavare diverse caratteristiche delle aziende come produzione, ordinativi, prezzi pagati e ricevuti, occupazione e via discorrendo.
Tutti questi dati vengono inglobati nell’indice PMI il quale esprime fasi di contrazione o di espansione del settore. La soglia considerata limite è quella di 50, sopra la quale si avrà una fase espansiva mentre al di sotto di essa si avrà una fase di contrazione.
Come visto in precedenza, sono numerose le nazioni che stanno affrontando una fase limite del settore. Attenzione a ricordare che l’indice esprime la dinamica del settore, cioè alla velocità a cui cresce (o decresce).
La dinamica di crescita dell’industria è quindi in rallentamento a partire da grandi economie, come quella cinese e statunitense che stanno mostrando segni recessivi.
PMI manifatturiero: la manovra anti-fisiologica dell’Eurozona per rilanciare l’industria
Il caso strano è quello dell’Eurozona che sta cercando in tutti modi di svalutare l’Euro per rilanciare le economie periferiche. Il fenomeno è strano perché la zona Euro, Germania in prima fila, vanta già un surplus commerciale che, fisiologicamente, aumenta la domanda di moneta per fini commerciali e quindi ne causa la rivalutazione.
La Germania, che è la nazione principe dell’Eurozona dopo aver praticamente annientato la capacità produttiva dei Paesi vicini (Italia inclusa) ha bisogno che le economie periferiche godano di una saluta economica decente.
Per questo motivo ha permesso in maniera del tutto artificiosa la svalutazione dell’Euro, perpetrando tale svalutazione attraverso il taglio dei tassi di interesse che ha fatto così dirottare gli investimenti finanziari su strumenti denominati in valute diverse e causando così la svalutazione della moneta unica.
Gli altri Paesi però non stanno a guardare: la Cina ha già in parte svalutato lo Yuan per non perdere il vantaggio competitivo e, si ribadisce, che sarà probabilmente costretta a farlo nuovamente mentre gli USA monitorano attentamente le mosse della BCE per contrastare eventuali eccessive svalutazioni (se la BCE non attuasse l’attuale politica monetaria espansiva il Dollaro si dovrebbe svalutare verso l’Euro data la richiesta per fini commerciali del secondo),
Industria ed economia: per rilanciarle c’è bisogno di riforme
Tralasciando il fatto che l’Euro debole non stia poi aiutando così tanto le economie periferiche, anche se i PMI manifatturieri di Spagna e Italia sono su valori confortanti, si sta innescando una guerra valutaria globale volta a rilanciare l’industria di ognuno dei concorrenti.
Perpetrando politiche espansive senza alla base riforme che ne permettano il recepimento da parte dei Paesi, si sta solamente facendo accrescere il debito globale (vista la facilità nell’accedere al credito) creando pericolose bolle che, quando si sgonfieranno, potrebbero essere scioccanti per l’economia internazionale.
C’è bisogno che crescano i redditi reali di famiglie e aziende e non di liquidità e tassi a zero che da soli non possono stimolare le economie. Ecco perché, probabilmente, nei prossimi mesi non si vedrà un’accelerata delle attività manifatturiere a livello globale.
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