Dal prestigioso blog Free Exchange ospitato sul sito web del The Economist traduciamo questa pungente analisi sull’economia degli Stati Uniti. Sembra che le cose stiano andando meglio, ma qualcosa -scrive l’autore- potrebbe andare storto e non è escluso che una risposta ai problemi dell’economia USA sia proprio l’austerity.
Economia USA: le cose vanno meglio
Quando Barack Obama ha prestato giuramento quattro anni fa, i dati economici erano terrificanti. Erano in pieno atto una crisi finanziaria e una selvaggia recessione economica, e i pignoramenti delle case salivano vertiginosamente. Il giorno della sua prima inaugurazione, il panico bancario ha mandato il Dow Jones Industrial Average giù di oltre 300 punti. All’inizio del suo secondo mandato, invece, il Dow è schizzato ai massimi di cinque anni, mentre un altro indice ampiamente seguito, VIX conosciuto come "l’indice della paura", ha quasi raggiunto il minimo di sei anni (vedi tabella sopra).
Il cambiamento degli umori è comprensibile. La crisi finanziaria e la recessione sono passate da più di tre anni. Il mercato immobiliare è in via di guarigione. L’occupazione è in crescita. La zona Euro, anche se debole, non è più sul punto di crollare. E la minaccia di una crisi interna è sembrata svanire quando, alla Camera, i repubblicani hanno evitato di usare la minaccia di default per vincere sui tagli alla spesa. Il 18 gennaio ci hanno detto che avrebbero sollevato lo statutario massimale del Tesoro fino al 18 maggio, in precedenza, il Tesoro aveva previsto che il termine ultimo sarebbe stato a metà febbraio.
In generale nella storia, le prestazioni dell’economia sono più scarse durante il secondo mandato di un Presidente, e non durante il primo (vedi tabella sotto). Tuttavia, non è detto che sarà lo stesso per Obama. Visto che il suo primo mandato è stato così difficile, il prossimo dovrà, di diritto, essere migliore.
|
Ma cosa potrebbe andare storto?
Alcuni dei rischi sono illustrati dall’esperienza di Franklin Delano Roosevelt che durante il suo primo mandato è riuscito ad arrestare una spirale regressiva tra economia e sistema finanziario. Ma il tasso di disoccupazione era ancora dolorosamente alto quando iniziò il suo secondo mandato, nel 1937. Allora, la politica monetaria e quella fiscale divennero entrambe contraddittorie, dando il via alla "Grande Depressione" del 1937 e 1938.
Anche se oggi l’economia rimane debole, ed è ancora ben al di sotto del pieno potenziale produttivo, la Federal Reserve ha sempre meno possibilità di fallire.
La Fed ha indicato che non si aspetta di aumentare i tassi di interesse fino al 2015, almeno. Aiuterà famiglie e imprese, costrette dalla crisi a risparmiare e a tagliare le spese, a recuperare il sano appetito al prestito. "Quando il processo di riaggiustamento del bilancio avrà proceduto a sufficienza, si otterrà una spinta da parte del settore privato, e lo stiamo vivendo già adesso", ad esempio nell’immobiliare, dice Jan Hatzius di Goldman Sachs.
Questo, aggiunge Hatzius, sarà sufficiente a portare la crescita a una media del 3% tra il 2014 e la fine del 2016. Cioè, fino a quando la leva finanziaria del settore privato non sarà sovraccaricata dal ridimensionamento del settore pubblico. Questo argomento non è fuori questione. La scadenza delle agevolazioni sulle imposte salariali e tasse più alte per i ricchi all’inizio di quest’anno rappresenteranno una generale stretta fiscale: ragion per cui gli economisti prevedono una crescita nel 2013 dell’appena 2%.
Servirà l’Austerity?
Ancor più preoccupante: permane la minaccia di austerity. I repubblicani hanno rimandato la scadenza del tetto al debito, principalmente per ottenere influenza su Obama per la questione dei tagli automatici alla spesa. Ma se dovesse entrare in effetto, il gruppo Macroeconomic Advisers prevede un taglio di 0.7 punti percentuali sulla crescita annua. Anche se entrambe le parti vorrebbero che la stretta fosse più graduale e con tagli selettivi al deficit, non sono d’accordo su come raggiungere lo scopo. Allora, alla fine di marzo, un blocco che finanzia circa un terzo del governo svanirà, aumentando concretamente la possibilità del fallimento.
"Una buona parte dell’economia statunitense sta facendo meglio di quanto accada in Europa, perché non sono state adottate le misure di austerity", spiega Christina Romer, ex consigliere economico di Obama. Sarebbe meglio far confluire gli sforzi sulla riduzione del debito, in riforme che riducano la crescita dei programmi assistenziali, spiega la Romer, come l’assistenza sanitaria per gli anziani, che se al momento non schiacciano l’economia, sul lungo termine verranno pagati profumatamente. Si tratta di un compromesso cui tanto Obama, quanto i Repubblicani, dovrebbero avere la saggezza di giungere.
| Traduzione a cura di:
Federica Agostini |
Fonte: Free Exchange - Looking Better |
© RIPRODUZIONE RISERVATA