Dollaro forte: secondo lo strategist di Unicredit, Vasileios Gkionakis, sarebbe in arrivo una tempesta perfetta che potrebbe fare felici Donald Trump e il suo segretario al Tesoro.
Dollaro forte: secondo lo strategist di Unicredit, Vasileios Gkionakis, sarebbe in arrivo una tempesta perfetta che potrebbe far felici il presidente Donald Trump e il suo candidato a segretario al Tesoro, Steven Mnuchin.
Per Vasileios Gkionakis, infatti, le dichiarazioni dello staff presidenziale potrebbero ottenere i risultati sperati nei prossimi mesi, con un Dollaro che potrebbe continuare a perdere di valore rispetto alle altre valute.
Gkionakis a proposito ha dichiarato:
“penso che il dollaro sia molto sopravvalutato rispetto al punto in cui i differenziali dei tassi di interesse reali ci suggeriscono stia andando”.
L’analista ha poi aggiunto che l’apprezzamento del 30% della valuta a stelle e strisce tra l’estate del 2014 e la fine del 2016 ha dimostrato che in realtà vi sia molto ottimismo prezzato.
Dollaro forte: le dichiarazioni di Trump che cercano di abbatterne il valore
Nelle ultime settimane hanno fatto discutere tra gli economisti le parole di Donald Trump e del suo staff che a più riprese hanno dichiarato di essere preoccupati di avere a che fare con un Dollaro troppo forte, quindi penalizzante per l’economia americana.
Alle perplessità di Trump, che vedrebbe nel dollaro forte un vantaggio competitivo per la Cina, hanno fatto eco le parole di Steven Mnuchin, ex di Goldman Sachs nominato da Trump segretario al Tesoro degli Stati Uniti, che ha definito la moneta americana “eccessivamente forte”.
Secondo il possibile neo-segretario, che ha inoltre ammonito il FMI (Fondo Monetario Internazionale) di non fare abbastanza per combattere la manipolazione delle valute (chiaro riferimento alla Cina), infatti, un dollaro troppo forte può avere un impatto negativo sull’economia statunitense nel breve termine.
Gkionakis a tal proposito sostiene però che i mercati avrebbero mal interpretato l’effetto di stimolo che Trump ha cercato di produrre:
“non sono del tutto sicuro che la prima reazione dei mercati all’annuncio delle politiche di Trump sia stata del tutto ragionevole e lo dico perché abbiamo sentito parlare di una grande spesa destinata alle infrastrutture che rischia di mettere pressione all’inflazione, ma che non necessariamente aumenterà la produttività”.
Secondo lo strategist di Unicredit, con l’occupazione vicina al suo punto massimo, gli stimoli fiscali a breve termine promessi da Trump, che non affrontano problemi strutturali dell’economia, interesseranno i tassi nominali e non quelli reali.
“L’inflazione nel medio termine è in realtà negativa per il tasso di cambio e con la nuova amministrazione che sta cercando di portare il tasso di cambio verso il basso sembra si possano creare condizioni simili a una tempesta perfetta per il ‘crollo’ del dollaro”,
ha detto Gkionakis.
Parlando delle altre valute Gkionakis ha poi affermato di vedere un maggior potenziale di investimento nello Yen il quale, a detta sua, potrebbe beneficiare di una maggiore instabilità politica e di una conseguente maggiore volatilità.
Il Dollaro americano dopo aver raggiunto il proprio picco nei primi di gennaio, nelle ultime settimane ha intrapreso un trend verso il basso. Alcuni analisti sono comunque dell’opinione che il Dollaro possa aver raggiunto, per il momento, il proprio top di mercato.
Perché Donald Trump vuole un dollaro più debole?
Alla base dei timori di Donald Trump su un Dollaro forte vi è la preoccupazione che questo possa avere ripercussioni sulle esportazioni americane verso i mercati esteri. Un dollaro troppo forte, infatti, rappresenterebbe un freno per le esportazioni americane.
Lo stesso neo-presidente in un’intervista al Wall Street Journal, in merito a una domanda sulla competizione con la Cina aveva dichiarato che un dollaro troppo forte “non permetterebbe alle aziende americane di competere con quelle cinesi. Il dollaro forte ci sta uccidendo”.
Le dichiarazioni di Donald Trump e del suo staff possono però essere anche lette nell’ottica della retorica che ha contraddistinto la sua ultima campagna elettorale, durante la quale, più di una volta, aveva dipinto la Cina come una vera e propria manipolatrice della propria valuta al fine che questa potesse garantirle di mantenere un vantaggio competitivo sulle esportazioni.
Anthony Scaramucci, consulente di Trump, ospite al World Economic Forum di Davos in tal senso aveva rincarato la dose, dichiarando:
“Bisogna prestare attenzione all’aumento del valore della moneta, non solo per quello che sta succedendo a livello internazionale, ma per l’impatto che questa potrebbe avere all’interno degli Stati Uniti".
Tra gli analisti c’è curiosità di capire se i commenti di Trump saranno in grado di indebolire veramente il dollaro, o se questo, confermando il trend degli ultimi mesi sia comunque destinato a crescere.
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