Distacco acqua per morosità, d’ora in poi si può? Un dubbio legato alla particolarità del bene di cui parliamo, considerato indispensabile per la tutela della salute di ogni individuo. Eppure, se nel ddl Ambiente collegato alla vecchia Legge di Stabilità si ponevano paletti ben precisi in questo senso, adesso le cose sembrano essere cambiate: ecco come.
Distacco acqua per morosità, d’ora in poi sarà più facile chiudere i rubinetti a chi non ha pagato la bolletta? Una domanda che sorge spontanea nel leggere le novità apportate in questi ultimi mesi al – forse dimenticato – ddl Ambiente. Questo testo, collegato alla vecchia Legge di Stabilità varata dal Governo Letta, scade il prossimo 31 dicembre, e sembra essere pronto all’approvazione. Senza, però, una norma che appena l’anno scorso sembrava fondamentale.
Il referendum sull’acqua e il ddl Ambiente
La storia di questo testo parte piuttosto da lontano, ovvero dal referendum sull’acqua del 2011; il collegato ambientale aveva proprio l’obiettivo di recepire il messaggio politico del referendum sulla natura pubblica dell’acqua in Italia.
Gli aspetti più propagandati dall’allora ministro per l’ambiente, Andrea Orlando, erano però sostanzialmente due: offrire una tariffa a condizioni agevolate per tutti gli utenti domestici a basso reddito, e garantire comunque una fornitura d’acqua anche agli utenti morosi.
Che fine ha fatto l’articolo 26?
Quest’ultimo punto, in particolare, veniva regolamentato dall’art. 26 ed era fortemente sostenuto dallo stesso Orlando, secondo il quale, vista la peculiarità del bene acqua, non si poteva lasciare all’azienda idrica la facoltà di decidere in piena autonomia del distacco. Cos’è cambiato in appena un anno? A controllare l’iter parlamentare del provvedimento si riesce solo a capire che il testo – comprensivo dell’art. 26 – è stato inviato alle commissioni per i necessari pareri, e lo scorso 9 ottobre ha fatto capolino un emendamento che ha soppresso l’articolo in questione.
A far notare l’accaduto è stata la deputata del M5s, Federica Daga, ma ormai il collegato ambiente è approdato al Senato e deve avere il via libera entro la fine dell’anno, pena la sua decadenza: molto difficile, a questo punto, correggerlo e farlo tornare alla Camera entro il 31 dicembre.
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