Decreto Sicurezza, Regioni valutano il ricorso alla Corte Costituzionale

Elisabetta Scuncio Carnevale

06/01/2019

06/01/2019 - 11:52

condividi

Dalla Toscana al Piemonte fino all’Emilia Romagna: ecco i presidenti disobbedienti. Per Rossi il decreto Sicurezza è una legge disumana

Decreto Sicurezza, Regioni valutano il ricorso alla Corte Costituzionale

Dopo la Toscana, anche il Piemonte e l’Emilia-Romagna pronte al ricorso contro il decreto Sicurezza.

È stata la Regione Toscana ad annunciare, per prima, l’intenzione a rivolgersi alla Corte Costituzionale, confermando il pieno sostegno alla protesta dei sindaci.
Parlando di ‘legge disumana’, il presidente Enrico Rossi ha fatto sapere che la delibera sarà approvata già domani, nella prima seduta di Giunta post Epifania.

Decreto Sicurezza, altre Regioni pronte a rivolgersi alla Consulta

Non è solo Enrico Rossi a scagliarsi contro Salvini, anche il presidente del Piemonte, Sergio Chiamparino, sta valutando il ricorso alla Corte Costituzionale sul decreto sicurezza.

Prima di mettersi in moto, vuole capire se esistano i fondamenti giuridici per un’azione diretta della Regione o come tramite dei Comuni. “Se ci sono le condizioni giuridiche non perderemo tempo”, ha fatto sapere Chiamparino.

Di ipotesi ricorso parla anche la vicepresidente della giunta dell’Emilia Romagna Elisabetta Gualmini che, per capire l’impatto che le nuove norme avranno sul territorio, ha convocato a breve un tavolo di coordinamento sulle politiche migratorie con tutti i distretti sanitari regionali.

I governatori contestano l’applicazione dell’articolo 13 del decreto Sicurezza che nega l’iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo. La norma è considerata in contrasto con la Carta costituzionale.

“Questa legge mette sulla strada, allo sbando, decine di migliaia di persone che così diventano facile preda dello sfruttamento brutale e della criminalità organizzata, aumentando l’insicurezza”,

commenta Rossi, ricordando che -il 22 dicembre scorso- la sua Giunta ha approvato una proposta di legge per la tutela dei diritti della persona umana a prescindere dalla cittadinanza.

Il governatore toscano chiede il diritto per tutti, non solo per i cittadini italiani, ad essere curati, ad avere una dimora, un’alimentazione adeguata e un’istruzione.

A replicare a Rossi è il vicepremier leghista Matteo Salvini che cita i 119mila toscani in condizioni di povertà assoluta. Si tratterebbe di 53mila famiglie in difficoltà.

“Si contano quasi 22mila domande per ottenere una casa popolare in tutta la Regione, si registra una sanità criticata da medici e utenti per le liste d’attesa, i tagli e i turni di lavoro massacranti. Eppure il governatore Enrico Rossi straparla del decreto Sicurezza”.

Altre Regioni concordano con la Toscana

Contro il decreto Sicurezza non c’è solo la Toscana; anche il numero uno della Calabria, Mario Oliverio, si schiera contro un ‘provvedimento discriminatorio’ che nega i diritti fondamentali ai migranti regolari. Dello stesso avviso l’Umbria, Catiuscia Marini promette accesso alle cure e all’assistenza sanitaria per tutti.

Intanto, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri chiede maggiore chiarezza al Governo. Mancano indicazioni per la cura, nel rispetto della legge sulla Sicurezza, di tutte le persone che si trovano sul territorio italiano, irregolari inclusi.

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO