Crollo delle vendite in Cina e titolo a -30%: per Tesla, Bitcoin è una cortina fumogena

Mauro Bottarelli

20 Maggio 2021 - 10:54

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I continui tweets di Elon Musk sulla criptovaluta celano la volontà di distrarre pubblico e investitori dalla realtà dell’azienda: il mercato del Dragone pare avergli voltato le spalle (anche politicamente), in patria crisi dei chip e della logistica vedono 10.000 veicoli fermi a Freemont, mentre in Borsa solo Ark Investment sembra credere ancora nel miracolo. Non a caso, la Sec tace. Il Nasdaq val bene qualche turbativa

Crollo delle vendite in Cina e titolo a -30%: per Tesla, Bitcoin è una cortina fumogena

La quiete dopo la tempesta. Come al solito, d’altronde. Quanto accaduto a Bitcoin, strettamente connesso alle dichiarazioni di un Elon Musk sempre più in versione Donald Trump nell’utilizzo strumentale di Twitter, rientra appieno nella logica della distrazione di massa. E non serve un sociologo della Ivy League per confermarlo, bastano questi due grafici:

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Fonte: Google Trend

Smoke2

Fonte: Bloomberg/Zerohedge
il primo mostra come le ricerche della parola criptovaluta su Google ieri abbiano toccato il record assoluto, seguite da What happened to cryptocurrency today (+850% rispetto al giorno prima) e Should I sell my crypto (+400%). La seconda immagine è paradossalmente ancora più interessante: quanto accaduto, infatti, non rappresenta certo un inedito. Anzi.

Eppure, ogni volta sembra giunto l’armageddon day. Esattamente quanto serve a chi ha tutto l’interesse a spargere cortine fumogene. Perché se la gente è intenta a compulsare Google per capire cosa fare con i propri Bitcoin, difficilmente presterà attenzione ad altro. Ad esempio, questo:

Smoke3

Fonte: Bloomberg
la Cina, il mercato su cui Elon Musk ha fondato la sua fortuna, a livello di quota mercato e di profilo di internazionalizzazione del marchio, sta tenendo sempre più pesantemente in ostaggio Tesla. E lancia segnali di fine rapporto, un po’ come quegli infiniti silenzi che si instaurano in una coppia in crisi, prodromi di una rottura.

Non fossero bastate le proteste contro l’auto elettrica Usa allo Shanghai Auto Show di fine aprile, la dura reprimenda delle autorità statali per la politica sui prezzi e infine la morte di un poliziotto a seguito di uno strano incidente stradale causato proprio da un modello Tesla, ecco che i dati relativi alla registrazione di veicoli in Cina nel mese di aprile scoperchiano il vaso di Pandora: 11.949 unità contro le 34.714 di marzo. Decisamente una notizia che non fa bene alla reputazione del marchio: meglio buttarla in caciara su Bitcoin. Ma non basta. Perché sempre ieri altre due notizie hanno colpito al cuore la creatura del funambolico Musk.

La prima fa riferimento a questo grafico,

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Fonte: Bloomberg
un vero e proprio segnale di allarme per l’intero comparto automotive globale: il lead time per i semiconduttori, ovvero il tempo che intercorre fra la loro ordinazione e la consegna, è salito a 17 settimane ad aprile, superando il precedente primato che risaliva al 2018. Tanto che il report del Susquehanna Financial Group parla chiaramente di ingresso nell’area di pericolo reale. E quando il tuo mercato più profittevole pare voltarti (anche a livello strumentalmente politico) le spalle, l’ultima cosa che auspichi è un problema sulla logistica ad aggravare il quadro.

Ed ecco quindi che la seconda notizia pare assumere i connotati del proverbiale nail in the coffin, l’ultimo chiodo che sigilla la bara: stando a quanto rivelato dal sito specializzato Electrek, ad oggi nella fabbrica Tesla di Freemont ci sarebbero 10.000 veicoli in stato di cosiddetto containment hold. Tradotto, Tesla - non usufruendo di terze parti o concessionari e gestendo tutto in proprio - sta per affrontare quanto la testata definisce un logistical hell in vista della fine del trimestre. Incapacità logistica di consegnare i veicoli, i quali vengono quindi bloccati con la scusa ufficiale di parti mancanti. Il direttore, Fred Lambert, oltretutto alza il tiro: il numero di unità coinvolte in questo colossale collo di bottiglia potrebbe essere ben superiore, attorno alle 20.000.

Insomma, appare intuitivo il perché Elon Musk ricorra sempre più spesso a Twitter per lanciare i suoi sibillini messaggi su Bitcoin, di fatto vere e proprie turbative del mercato di cui la Sec non pare però interessarsi. E forse, questi due grafici finali

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Fonte: Deutsche Bank

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Fonte: Bloomberg
mostrano il perché l’ente regolatore del mercato Usa stia chiudendo entrambe gli occhi. Per quanto l’uomo che sogna Marte possa monopolizzare i social, chi investe sa bene quali siano le notizie davvero importanti. E tende a comportarsi di conseguenza con le proprie scelte di investimento: detto fatto, a livello di componenti singole del Nasdaq, Tesla è passata dal funambolico +743% del 2020 all’attuale -18%. What goes up, occasionally comes down.

E il secondo grafico mostra come il profilo di disperazione legata al comparto tech stia crescendo con il passare dei giorni, stante l’attitudine da last hurrah - o da kamikaze, a scelta - di uno dei suoi protagonisti principali. Anzi, il principale: Ark Investment di Cathie Wood, overweight storico sul titolo Tesla che sta continuando ad ammassare posizioni sull’azienda di Elon Musk, ovviamente spacciando la mossa per furbissimo acquisto sui minimi. O, più probabilmente, autotutela. Una sorta di backdoor funding, quasi un buyback per conto terzi: per finanziare i continui acquisti su Tesla (in calo del 35% dai massimi di gennaio), infatti, ARK ha appena liquidato la quasi totalità della sua detenzione di titoli Apple: dopo la vendite di 188.455 azioni, ad oggi nel portoflio di Cathie Wood ne rimangono solo 1.822 del produttore dell’iPhone. E principale sostenitore dell’indice, insieme ad Amazon, grazie al riacquisto titoli monstre annunciato per l’anno in corso.

Insomma, disperazione. O, magari, genialità incompresa. Comunque sia, alla luce di tutto questo, capite perché è comunque utile che la gente - consumatori e investitori - occupi il proprio tempo struggendosi per Bitcoin e cercando la via d’uscita su Google? Quantomeno, in attesa che mamma Fed risolva ancora una volta la situazione.

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