Crisi in Francia: la stiamo perdendo? Allarmanti divergenze con la Germania

Federica Agostini

21 Febbraio 2013 - 16:12

Crisi in Francia: la stiamo perdendo? Allarmanti divergenze con la Germania

Quando la periferia economica della zona Euro inizia a dare qualche segno di speranza, aumentano le preoccupazioni riguardo alla direzione opposta che la Francia sembra aver preso rispetto alla Germania.

Stiamo perdendo la Francia, la seconda economia dell’Eurozona? L’economia motrice del blocco, la Germania, sembra allontanarsi sempre di più dalle performance dei suoi colleghi, ma le divergenze che la separano dalla Francia non promettono nulla di buono per Parigi.

Francia e Germania: allarmanti divergenze

Economicamente, ci si preoccupa riguardo alla possibilità che l’insistenza sull’austerità fiscale in Germania possa rallentare il recupero economico in Francia, da tempo ormai in stallo.

Politicamente, i rischi riguardano l’instabilità dei rapporti tra il presidente francese François Hollande e la cancelliera tedesca Angela Merkel. I due potrebbero tornare a scontrarsi proprio nel momento in cui l’Eurozona ha bisogno della massima coesione a livello politico per la creazione di un quadro istituzionale sempre più "unito" per l’Euro.

I miglioramenti registrati dalle performance economiche della Germania, possono indurre la Cancelliera a difendere la propria linea (specie in vista delle elezioni del prossimo settembre), ma d’altra parte, il governo francese di Hollande ha dovuto riconoscere che non sarà in grado di raggiungere il target sul deficit quest’anno e sarà costretto a rivedere al ribasso le stime di crescita economica fissate allo 0.8%.

La Francia e la Germania sono due blocchi fondamentali per l’Eurozona, tanto da un punto di vista politico, quanto economico. A livello di produzione, lo scarto tra Francia e Germania raggiunge proprio in questo mese il divario più ampio mai registrato dal 1998, come rileva l’indagine Markit.

Preoccupante, dunque, che la Francia si avvicini per performance alle zone periferiche dell’Euro, lasciando la Germania come unico motore funzionante.

Equilibrio (precario) della politica

Parigi è più in linea con l’Italia e con la Spagna che non con la Germania riguardo all’idea di puntare sulla crescita, prima di guardare alla riduzione del debito e alle riforme strutturali.

Tuttavia, le difficoltà per Hollande di trovare supporto politico a bilanciare le posizioni tedesche non sono certo poche, visto che in Italia sono prossime le elezioni di questo fine settimana e l’esito, lo sappiamo bene, è ancora del tutto incerto. In Spagna, invece, il supporto del premier spagnolo Mariano Rajoy è "poco credibile" per via dello scandalo politico-finanziario che ha recentemente coinvolto il Premier ed il suo partito.

Sia la Germania, sia la Francia hanno subito un trimestre di contrazione alla fine del 2012, ma i dati macro-economici rilasciati in questi ultimi giorni, dimostrano che entrambe le economie hanno ripreso a crescere, ma con trend ben differenti.

Il sentiment dell’attività economica in Francia rimane stagnante a febbraio per il terzo mese consecutivo, mentre l’indice ZEW (relativo al sentiment delle attività economiche in Germania) ha compiuto un balzo in avanti, segnando i massimi livelli degli ultimi tre anni circa.

Gli indici PMI rilasciati oggi da Markit confermano questa visione, sottolineando come "la crisi della Francia sembra destinata a peggiorare, portando quindi la seconda maggiore economia dell’area dell’euro più in linea con le performance periferiche".

Sui mercati finanziari, questa divergenza sembra non pesare molto, visto che i tassi sui titoli decennali della Francia continuano a mantenere un tasso inferiore al 2.30%.

Secondo Nicholas Spiro, a capo della Spiro Sovereign Strategy, un’agenzia di consulenza londinese, la Francia è considerata dai mercati obbligazionari come "periferia fortunata"; unica scelta possibile dopo la Germania:

"La credibilità di credito percepita nei confronti della Francia non è forte grazie ai fondamentali, che sono incredibilmente bassi in una serie di settori e peggiorano di giorno in giorno, ma perché gli investitori non hanno molte opzioni in termini di liquidità e di mercati obbligazionari relativamente sicuri in alternativa alla Germania."

Euro: gli effetti dal 1999

Dalla creazione dell’Euro nel 1999, la crescita media in Francia e Germania è stata del 1.4% per anno, in linea con la media della zona Euro.

Nel periodo compreso tra il 1999 e il 2007, la Francia ha superato la Germania. Ma dall’inizio della crisi, l’economia francese ha subito un calo dello 0.1% ogni anno, mentre secondo i dati JP Morgan, la Germania è cresciuta con una media dello 0.8%.

La Germania sta raccogliendo i frutti di una caduta nel tasso di cambio reale del 16.4% dal 1999, conquistata grazie ad una severa disciplina salariale.

Al contrario nello stesso periodo, il tasso in Francia è aumentato del 4.5%, spiegando così perché la Francia abbia perso la maggior parte del gradimento sui mercati finanziari dal 1999, in maniera più evidente di ogni altro paese eccetto Italia e Grecia, sostiene il rapporto JP Morgan.

Sul fronte del bilancio, la Germania presenta surplus di budget e strutturali, mentre i conti francesi sono in rosso per entrambe le voci.

"Le sfide della Francia a livello fiscale, competitivo e strutturale sono di fondamentale importanza; l’economia sembra aver fatto un passo indietro nel momento in cui gli altri hanno proceduto in avanti"

Allo stesso tempo, le relazioni politiche con la Germania diventano sempre meno equilibrate e più sfavorevoli per la Francia. Conclude il rapporto JP Morgan:

"Sul lungo termine, la Francia dovrà compiere una scelta difficile se continuare a proteggere il modello sociale attualmente in vigore o mantenere la propria influenza politica in Europa."

Zona Euro: problemi al "core"?

La Francia non è l’unico paese "core" del blocco a dover lottare per tenere il passo con la Germania.

Nel 2012 anche la Finlandia ha vissuto un periodo di contrazione, afflitta dal calo delle esportazioni e dal crollo che ha coinvolto il gigante delle telecomunicazioni, Nokia.

I Paesi Bassi sono in recessione; il settore immobiliare è in grandi difficoltà e impoverisce anche i consumi.

Dato il forte legame che unisce le economie di Olanda e Germania, l’indice sul sentiment rilasciato dall’istituto IFO di Monaco può essere considerato come un buon indicatore riguardo alla creazione di nuovi posti di lavoro in Olanda.

Tuttavia, la forza dei Paesi Bassi ha cominciato a ridursi dal 2010 a causa di un eccessivo affidamento dell’economia sulle esportazioni ai paesi dell’Eurozona troppo deboli per sostenere la domanda. Se continueranno ad arrivare cattive notizie, anche l’Olanda potrebbe perdere il prezioso rating AAA.

La stiamo perdendo? Francia prossima alla crisi?

La normalizzazione della condizione finanziaria dell’Eurozona sarebbe certamente d’aiuto. A causa del volo di capitali determinato dalla sicurezza delle banche tedesche, i tassi di prestito per le famiglie e le imprese sono circa mezzo punto percentuale in meno in Germania, rispetto a Francia e Paesi Bassi. Tale divario potrebbe convergere nel momento in cui le banche riprenderanno gradualmente il normale svolgimento dei servizi.

Inoltre gli economisti guarderanno con particolare attenzione a possibili segni di funzionamento delle riforme. Nei Paesi Bassi è in corso la revisione delle detrazioni fiscali sui mutui, mentre la Francia ha approvato alcune riforme del lavoro concedendo alle aziende un’agevolazione fiscale di circa 20 miliardi di Euro, al fine di ridurre la divergenza con la Germania (si parla infatti di "svalutazione fiscale" adoperata dalla Francia).

Ad ogni modo, conclude Nicholas Spiro, il compito che spetta ad Hollande rimane enorme:

"Rispetto alla portata della sfida, la Francia non sta facendo abbastanza e, per quanto riguarda le riforme, sembra aver ormeggiato decisamente a largo."

Argomenti

# CNBC

Accesso completo a tutti gli articoli di Money.it

A partire da
€ 9.90 al mese

Abbonati ora

Iscriviti a Money.it