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Svalutazione competitiva o fiscale? La Francia fa così. Quali effetti sulla zona Euro?

mercoledì 20 febbraio 2013, di Federica Agostini

Possibile ottenere gli effetti di una svalutazione competitiva, pur non agendo sul tasso di cambio della valuta? La risposta è sì, e la Francia lo sa bene.

Diversi studi dimostrano che è possibile replicare, a livello fiscale, gli effetti del deprezzamento valutario. Ed è proprio questo che sta facendo la Francia: attuare un piano di "svalutazione fiscale", ma il problema è che lo sta facendo da sola e presto i colleghi dell’Eurozona potrebbero vederne i risultati.

Cos’è la svalutazione fiscale

Agendo sul tasso di cambio delle valute, le svalutazioni competitive rendono le importazioni più costose a favore di prezzi più vantaggiosi per le esportazioni. Tuttavia, tali effetti possono essere replicati grazie all’adozione di determinate politiche fiscali, si parla per questo di "svalutazione fiscale".

Per riprodurre gli effetti della svalutazione competitiva, questo modello utilizza strumenti fiscali tra cui, ad esempio:

  • l’aumento dell’IVA che non pesa sulle esportazioni, ma grava anche sulle importazioni;
  • la riduzione del cuneo fiscale;
  • l’aumento dei crediti alle aziende;
  • la riduzione delle tasse sul lavoro;
  • l’incentivo alle aziende che pur conservando i margini, possono così abbassare ulteriormente i costi delle esportazioni.

L’idea di fondo della svalutazione è che agendo a livello fiscale si possa migliorare la competitività del Paese e promuovere le esportazioni, col fine ultimo di far riprendere l’economia dal baratro della recessione.

Gli effetti della svalutazione fiscale, rispetto a quella monetaria, sono certamente più ridotti (come dimostrato da alcuni studi di simulazione). Inoltre, per quanto riguarda gli effetti sulla crescita economica, c’è una differenza sostanziale tra i due tipi di svalutazione:

  • L’intervento a livello monetario porta ad un aumento del Pil nel primo anno, con una riduzione sensibile della crescita nell’anno successivo.
  • L’intervento a livello fiscale ha effetti limitati nel primo anno, mentre migliora a partire dal secondo, ottenendo così un risultato leggermente superiore, in media, rispetto al deprezzamento monetario.

Il modello Francese

Il modello francese di svalutazione fiscale si deve a Philippe Aghion, economista e consulente del presidente Hollande che ha adottato in Francia una politica di svalutazione competitiva che dalla seconda metà del 2012 vede l’aumento dell’IVA e un totale di crediti fiscali per 20 miliardi di Euro.

Il lavoro di Aghion si rifà a quello di Gita Gopinath, economista indiana dell’Università di Harvard che in uno studio attualizza le teorie di Maynard Keynes prima della Teoria Generale. A differenza del modello francese, l’idea dell’economista indiana era quella di aumentare i dazi che riguardassero soltanto le importazioni, e non quelli che (come l’IVA) colpiscono anche le spese dei consumatori.

Effetti sulla zona Euro

Come spiegato da Michael Keen e Ruud de Mooij del Fondo Monetario Internazionale, in un articolo su Voxeu, il problema dell’applicazione del modello francese è che potrebbe danneggiare i partner dell’Eurozona. La svalutazione competitiva, spiegano i due autori, potrebbe essere uno strumento per riconquistare la competitività, tuttavia solleva un "problema di coordinamento internazionale":

"La svalutazione fiscale in Francia riduce l’efficacia degli sforzi dei partner commerciali e peggiora così le difficoltà che la svalutazione intenderebbe invece migliorare; potrebbe sembrare una forma di concorrenza fiscale che alla fine arriva a danneggiare tutti i paesi."

Infatti, secondo un altro studio dei due economisti, se tutti i paesi adottassero contemporaneamente la svalutazione fiscale, gli effetti sarebbero decisamente ridotti, azzerando praticamente quelli sulle esportazioni. Inoltre, come sottolineato dal FMI, una politica di questo tipo sarebbe vana in alcuni paesi dell’Eurozona, dove a causa della struttura del sistema fiscale, le misure di "svalutazione" finirebbero per favorire i beni e i servizi non destinati agli scambi internazionali.

La politica intrapresa dalla Francia ha scatenato da tempo una pioggia di critiche da parte di studiosi e analisti. Nel suo blog MarketMonetarist, Lars Christensen, sostenendo che in molti paesi la svalutazione monetaria abbia avuto risultati importanti pur non danneggiando i rispettivi partner commerciali, addita il modello francese come un’idea "dallo stile protezionista tipico degli anni ’30":

"Chi ha studiato economia -dice Christensen- dovrebbe sapere che il protezionismo è estremamente negativo per tutti. Solo gli stupidi sostengono il protezionismo."

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