Costretto ad aprire partita Iva per lavorare? Niente tasse da lavoratore autonomo: la sentenza della Ctp di Viterbo

Valentina Brazioli

27 Luglio 2014 - 18:02

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Il fenomeno delle false partite Iva, ovvero di coloro che vengono costretti ad aprirne una per poter lavorare, è sempre più frequente. Tra addizionali Irpef, Iva e Irap, i costi a carico del lavoratore non sono indifferenti, ma una sentenza della Commissione tributaria provinciale di Viterbo potrebbe rivoluzionare la situazione.

Costretto ad aprire partita Iva per lavorare? Niente tasse da lavoratore autonomo: la sentenza della Ctp di Viterbo

Le false partite Iva sono un problema non da poco nel nostro Paese: un fenomeno dilagante, specialmente tra i più giovani, che pur di trovare un’occupazione sono pronti a fingersi lavoratori autonomi, anche in contesti dove è palese il rapporto di lavoro dipendente o comunque subordinato. E’ questo il caso di un lavoratore edile della provincia di Viterbo, obbligato ad aprire una posizione da lavoratore autonomo sebbene fosse dipendente a tutto gli effetti. La differenza, in questo caso, è stata la sua reazione davanti alle (legittime) richieste dell’Agenzia delle Entrate a carico di chi detiene una partita Iva: il ricorso alle carte bollate.

Niente tasse da lavoratore autonomo per le false partite Iva

Addizionali Irpef, Iva e Irap: questi i classici costi imputati all’uomo, che tuttavia non si è rassegnato a effettuare i versamenti ma ha invece denunciato la propria situazione irregolare alla Commissione tributaria provinciale (Ctp) di Viterbo. La vera sorpresa, però, sta nella decisione emessa: il suo ricorso è stato accolto, imponendo così la cancellazione di qualsiasi tassa non imputabile a un lavoratore dipendente.

Una sentenza storica?

Una sentenza che riguarda da vicino centinaia di migliaia di persone: pur mancando numeri precisi sul fenomeno, infatti, una ricerca targata Isfol già nel 2006 denunciava fino a 400 mila false partite Iva nel nostro Paese. Numeri stimati dagli esperti in costante crescita, soprattutto fra gli under 35. A leggere quanto stabilito dalla Ctp, non basta l’attribuzione di una partiva Iva per essere considerati automaticamente soggetti passivi d’imposta: un principio che richiama esplicitamente l’Agenzia delle Entrate a doverose operazioni di controllo prima di richiedere i versamenti, ma che soprattutto offre uno spiraglio di luce ai troppi lavoratori costretti a fingere una collaborazione autonoma pur di portare a casa uno stipendio.

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