Cosa sta succedendo a Shanghai

Violetta Silvestri

25/04/2022

25/04/2022 - 11:22

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Shanghai, nel pieno di uno dei più rigidi lockdown, rischia di collassare: la politica zero-Covid della Cina sta esacerbando la popolazione e il commercio globale. Che succede a Shanghai?

Cosa sta succedendo a Shanghai

Shanghai nella morsa del Covid, del lockdown e del caos, stando alle frammentate notizie che giungono dalla città centro economico, finanziario, commerciale della Cina.

Sono passate più di tre settimane e la città più grande della potenza asiatica rimane in isolamento. Stando alle notizie di diversi media, soprattutto stranieri e da alcune segnalazioni via social, il governo non è riuscito a fornire cibo sufficiente, portando allo stremo le persone e all’emergere addirittura di un’economia di baratto tra i residenti.

L’assistenza medica per i disturbi non Covid è di difficile accesso. Gli abitanti di Shanghai sono furiosi, si scontrano con la polizia e sfogano la rabbia dalle loro finestre verso una città vuota. Robot e droni pattugliano le strade e i cieli, inviando messaggi inquietanti che invitano i cittadini a rimanere calmi.

Intanto, le catene di approvvigionamento globali, già stressate, rischiano seriamente il caos con il blocco del commercio dal porto cinese, così vitale per il mondo.

Cosa sta succedendo a Shanghai?

Shanghai in lockdown: cosa succede?

Shanghai resta sotto i riflettori a livello internazionale poiché un’epidemia di Covid-19 ha costretto i 25 milioni di residenti della città a chiudersi nelle loro case, molti in grave difficoltà su come ottenere cibo e cure mediche.

Quando i casi di contagio hanno iniziato a crescere alla fine di febbraio, la città ha cercato di controllare l’epidemia con blocchi mirati di quartiere. Ma ora quello che è definito un centro per i trasporti globali, la produzione, la finanza e il commercio, ha deciso a fine marzo di attuare un lockdown in due fasi che presto si è applicato a tutti i distretti, costringendo generalmente le persone a non lasciare i propri appartamenti.

Nei media statali le immagini di questa situazione a tratti paradossale rimangono rasicuranti.

Le autorità di Shanghai stanno consegnando pacchi alimentari e garantendo il benessere di tutti con pochi problemi. C’è poco nelle dichiarazioni delle autorità per segnalare una crisi. Le narrazioni ufficiali hanno inquadrato la resilienza e l’intraprendenza dei residenti nel garantire gli elementi essenziali, spesso attraverso l’acquisto di gruppo e il baratto, come esempi di energia positiva.

La realtà che trapela, però, è ben diversa. Mark Frazier, un professore della New School che studia politica urbana a Shanghai ha dichiarato:

“La scarsità di cibo nella città più ricca della Cina è davvero sconcertante e scioccante. Anche due mesi fa, non avresti mai creduto a qualcuno che ti avesse detto che 25 milioni di persone a Shanghai sarebbero andate in giro in cerca di qualcosa da mangiare.”

Secondo l’esperto, una vaccinazione fallimentare e la culturale tendenza politica cinese al controllo del rischio a ogni costo hanno portato a questa esasperazione. Intanto, anche altre città si stanno avviando su tale strategia, tra le quali Pechino.

Il peggio, per la Cina, potrebbe ancora arrivare.

A Shanghai è ingorgo: il commercio globale trema

Cosa significa davvero il blocco totale di Shanghai? La “catastrofe” non è solo interna, ma di portata mondiale.

Bastano pochi numeri e un’immagine per capirne la gravità per il commercio globale: Shanghai ospita il porto più trafficato del mondo, seguito da Singapore e l’aeroporto di Pudong è il terzo aeroporto cargo più trafficato del mondo, dietro a Memphis, Tennessee e Hong Kong.

In tutto, la città ha rappresentato il 7,3% delle esportazioni cinesi e il 14,4% delle importazioni nel 2021, secondo Citi.

Inoltre, è il quartier generale o un importante centro per le operazioni cinesi delle multinazionali come Apple, L’Oreal, Samsung Electronics, P&G, LVMH, Nike, Panasonic, Philips, Johnson & Johnson e General Electric.

Non solo, le fabbriche nella regione intorno a Shanghai sono specializzate nell’esportazione di beni di consumo, come tablet e televisori, nonché beni elettronici più sofisticati e intermedi utilizzati per la produzione in Occidente.

L’ingorgo di navi di questa immagine di Marine Traffic mette in evidenza l’entità del danno delle merci bloccate nelle acque, con decine di navi ancorate al largo di Shanghai, senza carico.

Ingorgo navi al largo di Shanghai Ingorgo navi al largo di Shanghai

Nel quadro globale, esperti hanno evidenziato che circa il 12% di tutte le merci che circolano nel mondo in container sono attualmente bloccate su navi che non si muovono. Il tasso normale è inferiore al 6%, mentre il tasso più alto mai registrato è stato del 14% a fine estate 2021.

I ritardi si faranno sentire in Europa in circa due mesi poiché ci vogliono dalle 5 alle 6 settimane affinché le navi portacontainer viaggino da Shanghai al porto di Amburgo nella Germania settentrionale e altre due settimane per scaricare e consegnare le merci, secondo analisti del Kiel Institute for the World Economy.

Tutto questo significa che i beni di consumo diventeranno più costosi quest’estate, con la Germania che potrebbe essere tra le più colpite dai ritardi poiché quasi un terzo del commercio marittimo tra la Cina e la più grande economia europea viene inviato attraverso il porto di Shanghai. Tra il 5-8% del commercio tra le due nazioni è attualmente in ritardo.

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