Cosa si sono detti Biden e Putin

Giorgia Bonamoneta

13 Febbraio 2022 - 09:32

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Lo scenario di tensione in Ucraina tra Russia e Stati Uniti ha richiesto di anticipare la telefonata tra Biden e Putin che si sarebbe dovuta tenere lunedì 14 febbraio. Cosa si sono detti?

Cosa si sono detti Biden e Putin

L’escalation di tensione tra Russia e Stati Uniti non ha trovato soluzione nella chiamata telefonica svoltasi ieri (12 febbraio 2022) tra Joe Biden e Vladimir Putin. La chiamata, durata circa 60 minuti, non ha diminuito o accresciuto la tensione. Si rimane in stallo, tra una promessa di diplomazia e una minaccia di sanzione (e non solo a questo punto) se la Russia dovesse invadere l’Ucraina.

Da fonti russe l’incontro telefonico tra i due leader è stato definito “una conversazione equilibrata e professionale”, anche se i due non si sono risparmiati delle frecciatine. Da parte statunitense l’ennesima minaccia non troppo velata, con tone voice autoritario. Ma all’affermazione “se la Russia invaderà l’Ucraina pagherà caro” del presidente Biden, Putin ha risposto accusando gli Stati Uniti di isteria.

Il “battibecco professionale” avviene in un contesto teso, ormai evidente. Da una parte i Paesi occidentali stanno invitando i propri cittadini a lasciare l’Ucraina, Kiev e le zone di confine in particolare; dall’altra movimenti di mezzi militari, come il caso (smentito dagli USA) di un sottomarino in acque russe, continuano ad alzare l’asticella del livello di tensione.

Telefonate e incontri (non tanto) diplomatici

L’incontro bilatere tra Joe Biden e Vladimir Putin non riesce a portare, ancora una volta, a nulla. Non c’è nessun accordo per la de-escalation e non stupisce affatto. I fronti sono sempre gli stessi: da una parte gli Stati Uniti che minacciano sanzioni e altri tipi di interventi, dall’altra la Russia, che fin dall’inizio della tensione ha parlato di isteria occidentale e apertura al dialogo.

Se la Russia invaderà l’Ucraina pagherà caro” ha detto Joe Biden durante l’incontro bilaterale con Vladimir Putin. Da parte sua il leader russo sembra aver chiesto agli Stati Uniti il perché della diffusione di notizie false circa l’intenzione della Russia di invadere l’Ucraina. A farlo sapere è stato Yury Ushakov, consigliere per la politica estera del Cremlino, che ha anche definito la telefonata come “equilibrata e professionale”.

La chiamata tra i due, che sottolinea ancora una volta le posizioni senza soluzioni, era stata anticipata da un’altra conversazione a due tra Antony Blinken e Serghei Lavrov. Lo scenario delineato tra i due responsabili delle rispettive diplomazie è appena più chiaro: secondo gli Stati Uniti la Russia invaderà prima del 20 febbraio 2022 l’Ucraina (forse il 16-17 febbraio), mentre Lavrov accusa l’Occidente di ignorare le richieste di Mosca sulla sicurezza e, in qualche modo, di provocare la tensione e le sue conseguenze.

Richieste di sicurezza e altri inviti: cosa sta accadendo nel frattempo in Ucraina

Si gioca tutto sul termine “sicurezza”. È l’obiettivo di entrambi i Paesi. Il Cremlino in chiave anti-Occidentale, si è messo di traverso alla Nato, mentre gli USA si presentano come i promotori e protettori della tenuta democratica in Ucraina. “Isteria da invasione” è stata definita da Putin, ma nel frattempo le operazioni militari di esercitazione al confine (150 km da Kiev) continuano. Inoltre secondo la CIA la Russia è pronta a invadere.

Andare in Ucraina non è sicuro in questo momento, tra pandemia e crisi geo-politica. Dopo il ritiro dei diplomatici da Kiev, in questi giorni si sta verificando un’altra fuga.

Sono diversi i Paesi che stanno mettendo in guardia i propri cittadini sul rimanere in Ucraina. Gli Stati Uniti, il Canada, ma anche il Regno Unito e l’Italia. Nei comunicati si legge che non è garantita la sicurezza, di lasciare al più presto il Paese - perché esiste la possibilità di un fermo dei trasposti - e, in caso contrario, di avere pronto un rifugio. Ieri si sono aggiunti alla lista altri paesi: Croazia, Montenegro, Macedonia, Bulgaria, Svezia, Danimarca e Israele.

Intanto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha cercato di mantenere la calma. “Il panico è il miglior amico dei nemici - ha detto - tutto è sotto controllo”.

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