Cos’è la crisi dell’olio da cucina e perché è un allarme mondiale

Violetta Silvestri

23 Aprile 2022 - 15:53

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Nello sconvolgimento dell’approvvigionamento dei beni alimentari, sta scoppiando la crisi dell’olio da cucina. L’Indonesia ha fermato il suo export, preannunciando tempi cupi per fame nel mondo.

Cos’è la crisi dell’olio da cucina e perché è un allarme mondiale

La fornitura globale di olio da cucina, già schiacciata dalla guerra, sta ulteriormente diminuendo. I rischi di una crisi mondiale della fame diventano quindi sempre più realistici.

L’invasione russa dell’Ucraina ha gettato nel caos il commercio di olio di girasole e sta riducendo le già scarse scorte di altri oli vegetali utilizzati negli alimenti, nei biocarburanti e nei prodotti per la cura della persona.

La notizia che l’Indonesia vieterà le esportazioni di olio da cucina sulla scia della carenza locale e dell’impennata dei prezzi, aggiungendosi a una serie di misure protezionistiche sui raccolti in tutto il mondo, ha quindi aggravato la situazione.

Le previsioni sono pessime per le forniture mondiali di cibo.

Caos olio da cucina: si rischia la crisi globale del cibo

La decisione indonesiana di non esportare olio da cucina per far fronte al bisogno nazionale ha gettato nel caos l’intero sistema mondiale di approvvigionamento.

Il Paese, infatti, rappresenta più di un terzo delle esportazioni mondiali di olio vegetale, con Cina e India, i due Stati più popolosi, tra i suoi principali acquirenti.

La fornitura di olio commestibile indonesiana è “impossibile da sostituire”, ha affermato Carlos Mera, capo della ricerca sui mercati delle materie prime agricole presso Rabobank. La novità è sicuramente un duro colpo secondo l’esperto.

L’Indonesia è il maggiore produttore di olio di palma, l’olio commestibile più consumato al mondo. L’annuncio del divieto da parte della nazione del Sud-est asiatico venerdì ha fatto salire i futures statunitensi legati all’olio di soia, un’alternativa alla palma, al prezzo più alto mai registrato per il terzo giorno consecutivo.

Nel Regno Unito, alcuni supermercati stanno limitando gli acquisti di oli da cucina, come girasole, oliva e colza.

Non c’è solo la guerra a scuotere il mercato. I problemi meteorologici nei principali produttori mondiali di oli commestibili si stanno aggiungendo ai timori di carenze. La siccità ha ridotto le dimensioni dei raccolti di soia in Sud America, il più grande produttore mondiale, e in Canada ha diminuito la produzione di colza, lasciando poche scorte disponibili.

Mentre l’offerta limitata e l’aumento dei prezzi sono destinati a peggiorare l’inflazione di prodotti alimentari come il condimento per l’insalata e la maionese in economie ricche come gli Stati Uniti, le nazioni in via di sviluppo quali l’India sono destinate a subire i peggiori impatti.

Tali Paesi dipendono dalle importazioni di olio di palma come alternativa più economica al più costoso olio di semi di soia o girasole. In generale, poi, la domanda di questi beni alimentari è destinata a essere elevata soprattutto in Pakistan, Bangladesh e zone vicine, dove l’uso è preponderante. Con prezzi più alti potrebbero innescarsi disagi sociali.

Il divieto dell’Indonesia intensifica infatti le preoccupazioni per i costi e la carenza di cibo, con l’aspettativa che altri Paesi possano fare mosse simili mentre la guerra in Ucraina si trascina.

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