Coronavirus resiste 28 giorni su schermi e banconote: la nuova scoperta

Fiammetta Rubini

12 Ottobre 2020 - 17:08

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Gli scienziati hanno scoperto che il virus che causa il Covid-19 può sopravvivere per quasi un mese sul vetro dello smartphone, l’acciaio inossidabile, il vinile e le banconote. A rischio gli ambienti più freddi.

Coronavirus resiste 28 giorni su schermi e banconote: la nuova scoperta

Il coronavirus può sopravvivere fino a 28 giorni su alcune superfici come il vetro, quindi lo schermo del telefono, banconote di carta, vinile e acciaio inox. Ad affermarlo è un nuovo studio condotto presso il Centro australiano per la preparazione alle malattie (ACDP) a Geelong e pubblicato su Virology Journal. Gli scienziati hanno scoperto anche che il Sars-Cov-2 sopravvive più a lungo alle temperature più basse.

Coronavirus resta su schermi e soldi fino a 28 giorni

I ricercatori hanno studiato il comportamento del virus del Covid-19 su diversi materiali, conducendo la ricerca lontano dagli effetti della luce UV, nota per ridurre la vita del virus sulle superfici.

Ciò che hanno scoperto è che il virus è sopravvissuto per più tempo sulle banconote di carta filigranata rispetto a quelle di plastica, e più sulle superfici lisce rispetto a quelle porose come ad esempio il cotone.

I risultati hanno confermato quanto già emerso in altre ricerche, ovvero che l’esterno è più sicuro dei luoghi indoor poiché i raggi ultravioletti della luce solare inattivano il virus.

Gli studiosi hanno inoltre notato che il virus del Covid-19 è durato 10 giorni in più rispetto a quello dell’influenza su alcune superfici. A 20°C, che è circa la temperatura ambiente, si è scoperto che il virus è estremamente robusto, sopravvivendo per 28 giorni su oggetti come il vetro dello schermo degli smartphone. Altri esperimenti sono stati fatti a 30 e 40°C, scoprendo che all’aumentare della temperatura diminuiva la resistenza del virus.

Il contagio tramite superfici infette

Stando a quanto sappiamo finora, nel 90% dei casi le possibilità di contagio sono legate al contatto con persone che starnutiscono, tossiscono o parlano vicino a noi emettendo goccioline infette. Probabilmente solo il 10% dei contagi avviene attraverso il contatto con le mani o le superfici, ha spiegato il dott. Peter Collignon, docente di malattie infettive presso l’Australian National University. “Ma bisogna lavarsi sempre le mani prima di toccarsi il viso”.

È ancora da chiarire il ruolo preciso delle superfici infette nel contagio e la quantità di virus necessaria per la trasmissione della malattia, ma capire quanto tempo rimane in vita su oggetti e materiali è importante per sviluppare strategie di mitigazione del rischio negli ambienti ad alto contatto.

La ricerca potrebbe aiutare a spiegare la persistente diffusione del coronavirus negli ambienti freddi come gli impianti di lavorazione della carne e macelli, diventati focolai di Covid-19 in diverse parti del mondo.

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