Contratto bancari: disdetta con largo anticipo dell’ABI. Quali sono gli obiettivi?

Valentina Pennacchio

19 Settembre 2013 - 11:30

Contratto bancari: disdetta con largo anticipo dell’ABI. Quali sono gli obiettivi?

Il mito del posto fisso è stato sfatato da un bel po’ (purtroppo), nonostante sia ancora il desiderio dei giovani studenti che escono dall’università (e non solo). Nella top ten dei lavori più desiderati troviamo sicuramente il posto in banca. Lavorare in un istituto bancario per molti è sinonimo di stabilità, sicurezza, guadagno. Ma è davvero ancora così?

La crisi ha messo in ginocchio tutti, anche le banche, considerate sin’ora colossi inespugnabili. E allora l’ABI che fa? Disdice con quasi 10 mesi d’anticipo (il termine scade il 30 giugno 2014), 4 mesi in più rispetto ai 6 previsti per legge, il contratto nazionale in vigore, informando i sindacati con una lettera.

Una decisione che interessa ben 310.000 dipendenti e fa discutere. I sindacati sono sul piede di guerra, minacciano scioperi e mostrano un comune disagio. Il segretario generale della Uilca (UIL Credito Esattorie e Assicurazioni) Massimo Masi ha commentato in questi termini l’iniziativa dell’ABI:

“Una comunicazione come questa costituisce un atto che compromette gravemente le relazioni sindacali nel credito”.

E Lando Maria Sileoni, segretario generale della FABI (Federazione Autonoma Bancari Italiani) ha aggiunto:

“La disdetta del contratto nazionale dei lavoratori bancari con 10 mesi di anticipo rappresenta un attacco inaudito ai diritti dei lavoratori, a cui risponderemo per le rime, anche con lo sciopero”.

La situazione

I sindacati denunciano i pesanti tagli del personale (dal 2008 al 2012 ben 8.500 dipendenti hanno perso il lavoro) già avvenuti, gli esuberi (le stime per i prossimi anni parlano di 40.000 posti) e lo stop agli aumenti contrattuali automatici, previsti dall’attuale ccnl del 19 gennaio 2012, a cui, secondo Masi, l’ABI e le banche non hanno mai creduto,

“come dimostra la sua scarsa se non quasi inesistente applicazione nelle varie banche, dove solo alcune soluzioni trovano riscontro, e mai in modo organico come l’assetto del Contratto richiederebbe per raggiungere tutti i suoi obiettivi”.

I sindacati dell’ABI hanno chiesto anche una riduzione delle retribuzioni dei bancari per il prossimo triennio, pari ad una cifra inferiore ai 600-700.000 euro all’anno.

Francesco Micheli, banchiere alla guida della delegazione sindacale ABI, ha accusato i sindacati di valutare la questione solo da un punto di vista politico e ha spiegato che le banche soffrono, non hanno più una redditività adeguata che consente loro il mantenimento di determinati standard, a causa di un calo ritenuto davvero insostenibile.

“Il modello contrattuale non tiene più: ci sono troppi squilibri tra costi e ricavi. Qualcosa va fatto”.

La disdetta dell’ABI è arrivata con largo anticipo probabilmente per non correre nella maniera più assoluta il rischio di un tacito rinnovo per ulteriori 3 anni. Tuttavia, se le parti non raggiungono un accordo entro il 30 giugno del 2014 ci si potrebbe ritrovare senza contratto e dal 1 luglio 2014 le banche potrebbero avere la facoltà di regolare i rapporti con i propri dipendenti in maniera autonoma, anche se non sul fronte delle retribuzioni per cui il riferimento resterebbe il vecchio contratto.

Gli obiettivi dell’ABI

L’ABI parla di crisi, sofferenza e depressione del settore. Dall’altra parte i sindacati individuano una strumentalizzazione per il raggiungimento di obiettivi precisi, come ha spiegato Lando Maria Sileoni. Per il segretario generale della FABI gli obiettivi dell’ABI sono due:

“L’ABI punta a costringerci a sottoscrivere un nuovo contratto dopo il giugno del 2014 ben consapevole del fatto che siamo sempre stati contrari alla sottoscrizione di contratti singoli azienda per azienda”.

Non solo, il secondo motivo, il più importante, sarebbe che:

“tra luglio e settembre l’Abi ha chiesto al Governo di lavorare per migliorare la fiscalità sulle perdite sui crediti, lamentando un trattamento peggiore rispetto a quello delle banche di altri paesi europei. Avere i lavoratori arrabbiati in questo momento diventa un problema in più per il Governo che potrebbe dunque cedere alle richieste delle banche usando il contratto e le condizioni di rinnovo come leva”.

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